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"Non è vero ma ci credo", Enzo De Caro in scena a Palermo con una commedia di Peppino De Filippo

L'attore Enzo De Caro in scena al teatro "Al Massimo" di Palermo con la commedia di Peppino De Filippo "Non è vero ma ci credo", in programma fino al 2 febbraio.

La regia è di Leo Muscato, le scene sono curate da Luigi Ferrigno, i costumi da Chicca Ruocco, le luci da Pietro Sperduti. Gli altri attori sono Giuseppe Brunetti, Francesca Ciardiello, Luciana De Falco Carlo Di Maio, Giorgio Pinto Ciro Ruoppo, Massimo Pagano, Fabiana Russo, Gina Perna.

Il protagonista di questa storia assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière che Luigi De Filippo amava molto. L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. La sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque: nella gente che incontra, nella corrispondenza che trova sulla scrivania, nei sogni che fa di notte. Forse teme che qualcuno o qualcosa possa minacciare l’impero economico che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici. Qualunque cosa, anche la più banale, lo manda in crisi.

Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. La moglie e la figlia sono sull’orlo di una crisi di nervi; non possono uscire di casa perché lui glielo impedisce. Anche i suoi dipendenti sono stanchi di tollerare quelle assurde manie ossessive. A un certo punto le sue fisime oltrepassano la soglia del ridicolo: licenzia il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna. L’uomo minaccia di denunciarlo, portarlo in tribunale e intentare una causa per calunnia. Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere. E infatti sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro. Sembra intelligente, gioviale e preparato, ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità di quel giovane: la sua gobba. Da qui partono una serie di eventi paradossali ed esilaranti che vedranno al centro della vicenda la credulità del povero commendator Savastano.

Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni 30.

Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. Qui l’azione su avvicina ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.

Lo spettacolo concepito con un ritmo iperbolico condenserà l’intera vicenda in un solo atto di 90 minuti. Rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, a questa storia si cerca di dare un sapore più contemporaneo. Quella che si racconta è una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili e che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte.

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