PALERMO. Può raccontare una storia una carota? E una bieta cosa ha da narrare? E quelle foglie morte, rosso intenso, che si adagiano leggere sull'asfalto, perché sembrano così sole? Eppure c'è una sorta di gioiosa leggerezza nelle foto di Giovanni Pepi, da ieri in mostra sulla terrazza coperta del Grand Hotel Wagner: ogni immagine, racchiusa in una cornice che riprende, nel colore, la sfumatura predominante dello scatto, non è mai triste. Neanche se si tratta di un paesaggio visto attraverso le rigature d'acqua su un lunotto d'auto - intitolato correttamente «omaggio a Van Gogh» -, neanche se è una giornata grigia su cui lavorano i colori.
«Natura e Città» ma si potrebbe anche intitolare «cercate i colori e li troverete» e con essi piante, foglie, frutti, verdura, nascosti in un mare immenso di asfalto e cemento. Giovanni Pepi gira sempre con la sua macchina fotografica compatta in tasca, spesso le foto non sono preannunciate, nascono così, su un piano di ortofrutta, in un supermercato, dal rigagnolo scomposto per terra su cui si riflette un albero contorto. Ogni pianta rimanda ad altro: ora il tronco spoglio che fa all'amore con il cielo, ora i pomodori rossi che respirano da una cassetta di legno, ora le famose carote che ti regalano uno sguardo da pittore.
Leggere, sono foto leggere, che si sollevano dai tombini per cercare un respiro fuori. All'inaugurazione ieri sono arrivati in tanti - tra gli altri, il giornalista e fotografo Nino Giaramidaro, il presidente della Fiavet Giuseppe Cassarà, l'anziano onorevole Gaspare Saladino, il pittore Maurilio Catalano - a tutti Pepi ha spiegato che «questa mostra nasce da un' idea piccola, quella di saper guardare il particolare». Trenta scatti, in mostra fino all'estate.
Immagini di Piero Longo
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