Commozione e raccoglimento, ma anche riflessione e impegno civile durante la commemorazione della passione e la crocifissione di Gesù Cristo. Le strade di Palermo sono state invase da migliaia di fedeli che hanno seguito in silenzio le processioni che hanno attraversato la città.
Tra le prime a partire, la rappresentazione andata in scena nel quartiere dell’Albergheria, dove tra costumi, personaggi e bande, si è levato alto anche il «no» alla droga di don Massimiliano Turturici, parroco della chiesa di San Giuseppe Cafasso: «Oggi il grido è di riportare il nostro cuore a Cristo, convertirci. Convertirsi significa ricredere in lui e per il quartiere significa allontanarsi dalle cattive strade: bisogna gridare contro la droga, contro chi vende morte ai nostri stessi figli. Che il quartiere possa rinascere grazie alla resurrezione del Signore nella vita di ogni uomo».
Grande attesa in via Maqueda, per l’ormai tradizionale omaggio floreale del sindaco al Cristo morto della chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi: «Palermo è una città che per Pasqua veste spesso i suoi panni migliori, quelli della devozione, della conciliazione - ha detto il primo cittadino, Roberto Lagalla -. Una devozione particolare quella delle processioni, una tradizione che non si spegne e non si deve spegnere nel segno della vicinanza che i palermitani sanno rappresentare al meglio».
Preghiere che si sono mescolate ai colori, sgargianti, delle bande che accompagnavano il corpo di Gesù: tra i fedeli, in migliaia per le strade del capoluogo, le emozioni e le sensazioni sono state fortissime, a riprova di quanto la città sia attaccata alle sue tradizioni religiose, che hanno coinvolto anche le centinaia di turisti che hanno assistito al passaggio delle processioni con sguardo vivo ed entusiasta.
Nel video don Massimiliano Turturici della chiesa di San Giuseppe Cafasso e il sindaco Lagalla.
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