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Palermo, pesca illecita di ricci e oloturie: cinque arrestati, danni all'ambiente marino

La Capitaneria di porto di Palermo e la stazione navale della guardia di finanza di Palermo hanno eseguito 5 misure cautelari personali agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e sequestrato circa 57.900 euro per la cattura e commercializzazione per due anni di specie ittiche protette.

Nel corso dell’operazione sono state eseguite altre quattro perquisizioni e sono state sequestrate attrezzature da pesca, tra cui mute e scooter acquatici, per un valore totale di circa 5 mila euro. Gli indagati, cinque palermitani, sono accusati di fare parte di un’organizzazione che pesca ricci e oloturie, devastando l’ambiente marino. Gli arresti sono avvenuti il 28 marzo. Contestualmente è avvenuto il sequestro in via diretta e per equivalente della somma di circa 57.900 euro quale provento del reato. L’oloturia nei paesi asiatici, in particolare in Cina, è considerata una prelibatezza gastronomica di lusso e viene venduta tra 10 e 600 dollari al chilo,. con punte di 3000 dollari, a seconda della specie.

L’indagine ha avuto origine a dicembre del 2020 e si è sviluppata nel corso degli anni con una serie di attività che hanno permesso di accertare un traffico illegale di circa 140.000 ricci e 137 chili di oloturie, con conseguente danno ambientale sia per le stesse specie oggetto di cattura, già a rischio di estinzione, che per l’intero ecosistema marino.

In particolare, la sussistenza nel caso di specie dell’ipotesi di inquinamento ambientale, attuato perturbando il relativo habitat marino e sottomarino delle specie protette, mediante il prelievo indiscriminato, con cadenza continua ed incessante, è stato accertato grazie all’esperimento di una consulenza tecnica di impatto ambientale che ha dato atto della compromissione e del deterioramento della popolazione di riccio di mare e oloturie, che ha determinato così un significativo squilibrio dell’ecosistema marino e della biodiversità correlata ai fondali della Sicilia Sud Occidentale. La condotta degli indagati avrebbe comportato una drastica e visibile eliminazione degli esemplari di P. Lividus e H. Poli esistenti, lambendo il disastro ambientale.

 

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