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La cessione di account, il caporalato dei tempi moderni: così vengono sfruttati i rider

Controlli dei carabinieri in tutto il territorio nazionale. Accertato in diverse città l'uso di mezzi irregolari: fra queste anche Palermo e Catania

Oltre 1600 rider identificati, 92 cessioni illecite di account scoperte, 22 sequestri di mezzi. Questi alcuni degli esiti del servizio straordinario di controllo sul territorio nazionale su nuove forme di sfruttamento lavorativo nel settore della cosiddetta Gig economy, effettuato dal comando dei carabinieri per la tutela del lavoro ieri sera, 24 marzo.

«Abbiamo effettuato controlli in tutta Italia per tutelare i lavoratori rider dalle nuove forme di sfruttamento, note come caporalato digitale, realizzato attraverso cessioni di account per accedere alle piattaforme di food delivery dietro la corresponsione al titolare dell’account di una quota percentuale del guadagno giornaliero del lavoratore che effettua materialmente la consegna - spiega il generale Antonio Bandiera, comandante del comando carabinieri per la tutela del lavoro -. È stata così verificata la presenza del fenomeno sull'intero territorio nazionale concentrato soprattutto nel centro-Nord Italia ed interessante esclusivamente lavoratori stranieri: è emerso che l’11% dei rider stranieri lavorano in cessione di account».
L’operazione ha coinvolto 823 lavoratori stranieri e portato all’accertamento di 23 prestazioni lavorative fornite da persone con permesso di soggiorno irregolare. Oltre 900 i carabinieri impiegati nell’operazione.

Grande apprezzamento per il lavoro svolto dal comando carabinieri presso l’ispettorato del lavoro da parte del ministro del Lavoro Marina Calderone: «Mi complimento con il Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro per l’operazione che rientra nella più ampia attività di controllo e di repressione delle condotte illecite nel mondo del lavoro, soprattutto quelle che ledono la dignità delle persone perché legate a fenomeni di sfruttamento, caporalato e tratta».

Impegnati ieri, a partire dalle ore 18, i militari del comando carabinieri per la tutela del lavoro (101 nuclei ispettorato del lavoro e 5 nuclei operativi) unitamente a tutti i Comandi provinciali carabinieri dell’Arma territoriale e con il concorso di diverse polizie locali, hanno effettuato un controllo straordinario in tutti i capoluoghi di provincia e nei principali centri abitati della penisola finalizzato ad individuare forme di sfruttamento lavorativo realizzate attraverso la cessione delle credenziali di accesso alle piattaforme di food delivery per l’esercizio dell’attività di ciclo fattorino (più comunemente conosciuti come «rider»).

Fino alla metà del 2019 la cessione di account era un fenomeno «fisiologico» dovuto alla volontaria e provvisoria messa a disposizione di terzi delle credenziali di login da parte del rider che, non volendo essere sloggato o penalizzato nel ranking, non potendo svolgere personalmente la prestazione per periodi più o meno lunghi (a causa di infortuni, malattia, rientro in patria per gli stranieri ecc..) «prestava» volontariamente il proprio account senza pretendere alcun beneficio economico ma per il solo fine di mantenere in essere il rapporto con la/le piattaforma/e.
Con l’avvento del periodo pandemico, la prolungata chiusura degli esercizi commerciali e le restrizioni adottate per limitare la capacità di movimento delle persone al fine di contenere la diffusione del Covid-19, si è registrata una crescita esponenziale da parte della popolazione dell’utilizzo dei servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, trasformando di fatto i rider in lavoratori essenziali in circuito lavorativo 24/7. Le piattaforme di app delivery hanno quindi proceduto a reclutare telematicamente un numero considerevole di nuovi rider. In questo nuovo ed atipico scenario lavorativo, il nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Milano ha accertato l’esistenza e lo sviluppo di numerosi episodi di cessioni di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera. Gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente ad avvenuto accreditamento, ceduti al rider che materialmente effettua la prestazione previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del caporale. In sintesi, si verifica che gli account registrati e accreditati sulle piattaforme delle citate società di food delivery, verosimilmente gestiti dal cosiddetto caporale, vengano ceduti ad altra persona (rider) che materialmente eseguirà la prestazione lavorativa della consegna previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero operata dallo stesso titolare dell’account, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo.

Numerose problematiche sono poi connesse ai veicoli utilizzati per il trasporto qualora gli stessi non siano conformi alla normativa di riferimento o non abbiano le caratteristiche per l’espletamento del servizio in argomento (ad esempio, mancanza di assicurazione, casco, targa ecc). Si pensi all’utilizzo di un velocipede a pedalata assistita difforme. L’operazione di controllo nasce proprio dall’esperienza maturata nelle attività svolte nel capoluogo meneghino ove sono in corso accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica di Milano ed è stata estesa all’intero territorio nazionale dal comando carabinieri tutela lavoro.

Nel corso dei controlli, i carabinieri hanno proceduto a individuare in ben 225 hot spot preventivamente censiti in tutto il paese (luoghi ove i rider si ritrovano in attesa di ricevere gli ordini) 1.609 ciclofattorini; verificare la presenza del fenomeno della cessione di account trasversalmente sull’intero territorio nazionale, concentrato soprattutto nel centro-nord Italia con le dinamiche già evidenziatesi a Milano, in quanto su 823 lavoratori stranieri controllati, 92 di questi sono risultati in cessione di account per una percentuale pari all’11,2%; accertare 23 prestazioni lavorative fornite da persone irregolari rispetto alle norme di soggiorno sul territorio nazionale; avviare le verifiche su oltre 1.500 rider circa l’effettivo assoggettamento dei lavoratori a tutti gli obblighi in materia di sicurezza ed igiene ai sensi delle norme prevenzionistiche in materia; controllare anche un minore che lavorava in cessione di account che è stato riaffidato al proprio genitore.

Con il concorso delle polizie locali di grandi città - tra le quali Torino, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Palermo e Catania - si è inoltre proceduto al sequestro/fermo amministrativo di ventidue mezzi non idonei alla circolazione stradale in quanto non conformi alla normativa di settore e pericolosi per la salute e l’integrità fisica del rider o di utenti della strada (in molti casi i velocipedi sono stati modificati in maniera artigianale con applicazione di batterie elettriche posticce al fine di aumentarne sensibilmente le prestazioni). In relazione alle riscontrate 92 cessioni di account, saranno coinvolte le 36 Procure della Repubblica competenti per l’ipotesi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato).

 

 

 

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