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Open Arms, i consulenti della difesa di Salvini: «Non fu un salvataggio casuale»

“Non un salvataggio casuale, durante un’attività di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo, ma un’operazione di appoggio alle strategie dei trafficanti di esseri umani”. È la tesi introdotta dalla difesa di Matteo Salvini nel processo per il caso della Open Arms attraverso l’audizione, a Palermo, di due consulenti, Maurizio Palmesi e Massimo Finelli, ex ufficiali della Marina militare.

L'udienza

Si è conclusa nel pomeriggio l'udienza relativa al processo Open Arms che vede il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per il caso della nave dell'ong spagnola che nell'agosto 2019, dopo aver salvato 147 migranti, rimase in mare per 19 giorni a causa di un divieto di sbarco al porto di Lampedusa. Salvini, all'epoca ministro dell'Interno, è stato accompagnato dalla sua legale, l'avvocato Giulia Bongiorno.

Perché lo sbarco venne ritardato così tanto? La tesi dell’accusa attribuisce lo stop a Salvini. E oggi l’udienza si è incentrata sulla ricostruzione di ciò che accadde quel giorno a circa 70 miglia dalla costa libica, a partire dalla deposizione del comandante del sommergibile «Venuti», il capitano corvetta Stefano Oliva.

La barca dei migranti era in pericolo imminente oppure poteva proseguire senza rischi la navigazione? Proprio su questo nodo cruciale accusa e parti civili da un lato e difesa dall’altro si sono scontrate mettendo in campo una pattuglia di consulenti. Quelli della procura, Renato Magazzù e Dario Megna, hanno sostenuto che sul barchino di appena 10-12 metri erano ammassate 55 persone, tra cui donne bambini. E non c'era traccia di apparati di sicurezza. In queste condizioni critiche l'intervento di soccorso era necessario. «Quella barca non doveva mai salpare da un porto», ha insistito Vittorio Alessandro, ammiraglio in congedo della Guardia costiera, consulente delle parti civili. Sulla stessa linea l’altro consulente Alessandro Carmeni.

La prossima udienza è fissata per il 21 aprile con alcuni testimoni della Open Arms.

La ricostruzione dei consulenti della difesa

Ben diverso lo scenario tratteggiato dai consulenti della difesa, altri due ufficiali in congedo della Marina militare, i contrammiragli Massimo Finelli e Maurizio Palmese, per i quali intanto quel salvataggio non fu casuale, ma un’operazione di appoggio alle strategie dei trafficanti di esseri umani. Palmesi e Finelli anno ricostruito minuziosamente i movimenti del “barchino” dei migranti e quelli dell’Open Arms. Il lavoro si è basato sulle chiamate di Alarm Phone, la prima a segnalare le difficoltà dell’imbarcazione, i rilevamenti aerei, le conversazioni registrate, le annotazioni del diario di bordo e le immagini acquisite dal sommergibile "Devoti".

I consulenti della difesa, nel confronto con le parti civili, hanno rilevato varie discordanze tra la loro ricostruzione, anche cronologica, e quella offerta dalla nave spagnola che a mezzogiorno dell’1 agosto 2019 avrebbe “scoperto” la barca dei migranti a 70 miglia dalla costa libica. Secondo i consulenti, la individuazione non sarebbe stata casuale ma sarebbe stata guidata da informazioni arrivate a Open Arms da fonti non identificate. Il sospetto è che la nave ong, con improvvisi cambi di rotta e altre manovre apparentemente incongrue, si sarebbe prestata a dare appoggio ai trafficanti. Secondo Palmesi e Finelli, il “barchino” non era in imminente pericolo, come hanno sostenuto invece i consulenti delle parti civili, e quindi non era necessario un intervento urgente. In ogni caso la nave spagnola avrebbe dovuto aspettare le disposizioni delle autorità italiane e l’intervento di un pattugliatore libico che però è arrivato due ore dopo l’inizio del trasbordo.

I commenti di Salvini e Bongiorno

“Dopo l’udienza di oggi credo stia emergendo tutto con estrema chiarezza”. Queste le parole di Matteo Salvini. “Decisivo in aula l'intervento di alcuni testimoni che hanno confermato ciò che noi diciamo da tempo – ha detto il legale –, ovvero che Open Arms non si è imbattuta occasionalmente nella piccola imbarcazione coi migranti ma viene fuori che aveva avuto delle indicazioni ben precise per far sì che li avrebbe potuti individuare. Credo che questo sia importante perché dimostra la legittimità del provvedimento di divieto emesso sulle basi delle anomalie”.

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