Alcuni sono arrivati già alle 8, altri ancora ne arrivano. Torna in marcia il popolo dell'antimafia su quella che fu la via di fuga dei killer e ora è la strada del riscatto: 40 anni dopo quel 26 febbraio 1983, data della prima marcia popolare antimafia Bagheria - Casteldaccia, il centro studi Pio La Torre, tra i promotori della manifestazione, torna a mobilitare la società civile, portando in corteo studenti, associazioni, sindacati, Arcidiocesi, Comuni, e per la prima volta, anche la commissione siciliana antimafia: tutti «insieme per dire no alla mafia lungo la cosiddetta Strada del Vallone, l’arteria utilizzata come via di fuga dei killer e dai latitanti mafiosi».
«La marcia del 1983 ha visto una mobilitazione trasversale grazie al 'comitato popolare di lotta contro la mafia a Casteldaccià - dice il presidente emerito del centro, Vito Lo Monaco - oggi come 40 anni fa partecipiamo per ricordare come le nuove mafie impediscono la crescita del Paese, sottraendo ricchezza, futuro e democrazia. L’arresto del latitante Messina Denaro mostra, ancora una volta, l’importanza di colpire le protezioni politiche e le complicità istituzionali. Ma sarà anche una marcia per la pace, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina». «Finora sono 76 le adesioni di tutta la società civile tra cui una ventina di scuole di ogni ordine e grado che saranno alla marcia - dice Loredana Introini, presidente del centro - segno che il nostro lavoro nel contrasto alle mafie procede di pari passo con la formazione a scuola, per essere cittadini consapevoli dei propri diritti».
«Siamo in marcia contro tutte le violenze, quella mafiosa come quella degli Stati. La violenza è sempre irrazionale. Noi crediamo alla irrazionalità della pace“, ha detto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Anche oggi, come nel 1983, presenti padre Cosimo Scordato e padre Michele Stabile (nell’83 vicario episcopale, quando alla guida della diocesi c’era il cardinale Salvatore Pappalardo».
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