La prima messa del 6 gennaio è stata celebrata alla Cittadella del povero e della speranza, in sostegno e preghiera per Biagio Conte. A presiederla don Corrado Lorefice, arcivescovo della città metropolitana di Palermo, che ha ricordato come «fratello Biagio rappresenti l’altra via che noi dobbiamo seguire. Basta guardarsi intorno per comprendere come sia possibile perseguirla e realizzarla».
Alla funzione grande partecipazione di amici e collaboratori di fratello Biagio, ma anche di chi, nonostante non lo conosca personalmente, ne ha sempre ammirato l’operato.
L'omelia di Lorefice al fianco di Biagio Conte
«La nostra stella polare - ha proseguito nella sua omelia Lorefice - perché è colui che ci conduce all’essenziale in questa via altra che dobbiamo imboccare. Se oggi non ci vogliamo più bene, ci scanniamo e facciamo guerre è perché crediamo che non ci sia nessuno che ci liberi dal peccato. Ognuno di noi si sente onnipotente: nel più piccolo di noi è presente questo germe, ma la nostra grandezza è che siamo creature piccole. Biagio, con la sua scelta di vita, ha scelto i piccoli ricordandoci l’unica via da prendere, l’altra via. La via della piccolezza può corrodere la ricerca del potere, ecco perché Biagio si è innamorato di Francesco d’Assisi, perché ha capito questa cosa, facendo il povero per i poveri, ribaltando la logica del mondo».
Per riuscire a trovare questo cammino bisogna fare come i Re Magi, «mossi da una ricerca interiore e per questo scusano il cielo e le stelle. Sono dei ricercatori, illuminati dalla scrittura e sanno che devono salire a Gerusalemme per trovare colui che cercano - ha sottolineato don Corrado -. E anche il carissimo Biagio ha intrapreso questo cammino: se ricordate era sparito per un anno, i suoi lo cercavano a ‘’Chi l’ha visto’’, perché lui si è fatto ricercatore, si è mosso e si è messo in cammino finché ha trovato attraverso le scritture colui che il nostro cuore cerca, il Dio che si è fatto uomo, bambino, fragile».
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