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Palermo, arte e giustizia per tenere viva la memoria degli eroi antimafia

Una giornata di riflessione e sensibilizzazione delle nuove generazioni. E ciò che è stato organizzato dall’Anm (associazione nazionale magistrati) di Palermo, il Teatro Massimo, la Fondazione Vittorio Occorsio e la Fondazione Progetto Legalità per sabato 12 novembre. Un’idea nata dalla volontà di tenere viva la memoria degli eroi della lotta alla mafia attraverso il ricordo dei magistrati e la riflessione sulle sfide odierne.

Un ricordo che sarà accompagnato dalla forza evocativa dell’arte e della bellezza come risposta alla frattura sociale causata dai grandi attentati mafiosi. Alla presentazione, svoltasi nella cornice di Palazzo Steri, quartier generale dell’Università degli studi di Palermo, erano presenti la procuratrice generale Lia Sava, il presidente dell’ano Clelia Maltese, il presidente della corte d’Appello Matteo Frasca, il presidente della Fondazione Progetto Legalità e già procuratore aggiunto Leonardo Agueci e il presidente del tribunale di Palermo Antonio Balsamo.

«Ai danneggiamenti verificatisi quest’anno ad alcune opere d’arte come l’albero dei tutti o il murales di Falcone e Borsellino, vogliamo rispondere con un momento di confronto tra arte e giustizia - ha commentato a margine Lia Sava -. La magistratura è sempre impegnata al di là di quello che può essere un livello di tensione diverso rispetto a 30 anni - ha proseguito -. I giovani magistrati sono molto attenti e credo abbiano in qualche modo presente e vivo l’eco di quei giorni».

«Le generazioni nate dopo il 92’ devono avere un ricordo vivo - spiega Leonardo Agueci -. Quelle sono state manifestazioni di eroismo e il significato deve rimanere. Per farlo abbiamo pensato ad un linguaggio ulteriore, universale come la musica, che è contenitore di stati d’animo sentimenti e passione e vogliamo che passino ai giovani».

«Dopo le stragi del 92’ la criminalità è stata percepita come corpo estraneo della società siciliana - afferma Antonio Balsamo -, la reazione di quel periodo deve guidare il nostro futuro, rappresentare un punto di non ritorno e credo che un importante passaggio sia stato rappresentato da una normativa sull’ergastolo ostativo. Non si può consentire che persone che hanno voluto una strategia di attacco allo stato e non hanno manifestato successivamente rispetto per le vittime tornino a dominare indisturbate nei luoghi dove esercitavano un fortissimo controllo del territorio».

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