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Palermo, Lorefice inaugura la nuova casa Ail: «Qui chi soffre trova serenità»

«Oggi inauguriamo questa casa, totalmente ristrutturata, che in oltre vent'anni ha ospitato migliaia di malati provenienti da ogni parte della Sicilia. Avere a disposizione una casa alloggio è estremamente importante, sia sul piano economico, considerato che le terapie durano anche anni, sia sul piano affettivo perché trovano un ambiente familiare e accogliente».

Queste le parole di Pino Toro, presidente nazionale del’Ail, Associazione italiana contro le leucemie. Un intervento a margine dell’inaugurazione della casa Ail «La Coccinella», storica sede di via Parrini 14, al Cep, che per vent’anni ha accolto oltre due mila pazienti, con oltre quattro mila viaggi e più di sei mila pernottamenti. La residenza è stata del tutto rinnovata, con mobili, arredi ed elettrodomestici nuovi di zecca, per restituire alla centro un nuovo sapore di accoglienza e di casa.

Otto i posti letto disponibili in stanze indipendenti, ognuna dorata di un proprio bagno. Un’opera resa possibile grazie anche ai fondi ricavati dalla lotteria del 2021 e dalla partecipazione di Unicredit.

Al classico taglio del nastro presenti anche l’assessore Rosi Pennino e l’Arcivescovo Corrado Lorefice: «L’Ail non si ferma neanche difronte alle pandemia. Il pianeta terra è una casa comune e noi tutti ne abbiamo la corresponsabilità. Una casa come questa, che accoglierà i malati e i suoi familiari accompagnandoli nel lungo cammino della terapia. Ma è anche un luogo che ricorda valori essenziali - prosegue l’Arcivescovo - perché oggi rischiamo che le case si chiudono invece di aprirsi e questo è già un segno che provoca e ci aiuta a mantenere il cuore casa. Abbiamo bisogno di questi messaggi positivi».

Gli ospiti hanno poi fatto un giro della residenza: «Luoghi come questo sono luoghi di amore e di accoglienza verso un bisogno importantissimo - ha detto l’assessore Pennino -, dico sempre che i genitori che si trovano ad accogliere la sofferenza hanno bisogno di luoghi di serenità. Che spesso i servizi di prossimità ospedalieri e sociali non danno per le tante difficoltà che sono chiamati a gestire. Almeno risolvere il problema dell’accoglienza in un luogo di amore - conclude - porta serenità in un panorama di sofferenza che la famiglia è chiamata a vivere».

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