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Truffe alle banche, 5 arresti: c'è un impiegato del Comune di Palermo e uno della Regione

Identità rubate ad anziani facoltosi per ottenere finanziamenti. Una truffa in grande stile quella organizzata fra Palermo e Bagheria a cui hanno messo fine i carabinieri nell'operazione che ha portato all'arresto di cinque persone e alle indagini su altre sette.

Fra gli arrestati anche un impiegato del Comune di Palermo e un funzionario della Regione, accusati, insieme agli altri, di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e sostituzione di persona, fabbricazione di documenti falsi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico.

Questi i nomi degli arrestati: Lorenzo Motisi, 44 anni, funzionario regionale, Salvatore Randazzo, 58 anni, dipendente comunale dell'ufficio anagrafe di Palermo, Rosario Di Fatta 56 anni, Stefano Ganci, 53 anni, Saverio Giunta, 66 anni.

Una indagine, quella condotta dalla compagnia di Bagheria tra dicembre 2019 e agosto 2020, che ha permesso di scoprire questa banda che aveva messo su una serie di truffe, 18 quelle scoperte fino a questo momento (con un giro d'affari di mezzo milione , nei confronti di alcune banche.

Il modus operandi era sempre lo stesso e consisteva nel rubare l'identità di ignare vittime, generalmente facoltosi professionisti in pensione, attraverso cui, falsificando i documenti d’identità e la creazione di documentazione falsa, sarebbero state avviate le pratiche di finanziamento personale (di importo compreso tra i 12.000 e gli 80.000 euro) o per l’acquisto di auto, poi rivendute.

La banda sarebbe stata aiutata da un impiegato dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Palermo, anche lui arrestato. Sarebbe stato il dipendente pubblico a fornire le generalità delle vittime necessari a compiere la sostituzione di persona (dati anagrafici, stato civile, numero dei documenti di riconoscimento).

Coinvolto anche un funzionario del Dipartimento dello sviluppo rurale e territoriale della Regione Siciliana, fra l'altro già interdetto dai pubblici uffici per una condanna per truffa: avrebbe fornito il numero di telefono fisso del proprio ufficio, da indicare nella stipula del contratto a garanzia del finanziamento, per far fronte ad eventuali chiamate di controllo degli istituti di credito, così da poter assicurare telefonicamente che i richiedenti fossero dipendenti regionali.

Indagate anche altre sette persone che avrebbero "prestato" la propria foto per la fabbricazione di documenti falsi, poi utilizzati nelle truffe.

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