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Scuole chiuse a Palermo, genitori e docenti critici. Orlando: serve certezza

La chiusura delle scuole a Palermo ha i suoi strascichi. L'ufficialità che le aule sarebbero rimaste vuote è arrivata nella serata di ieri (12 gennaio) e gli istituti si sono mossi in ordine sparso fra prolungamento delle vacanze, lezioni virtuali inviate dagli insegnanti e didattica a distanza.

I genitori hanno cercato di organizzarsi di conseguenza ma "è un comportamento irrispettoso", dice Antonella Di Bartolo, preside dell'istituto comprensivo Sperone-Pertini di Palermo: "Irrispettoso nei confronti degli studenti e dei genitori che fino alle 22 non sapevano cosa fare l'indomani con i figli, soprattutto con i più piccoli".

"Siamo sempre abituati a rimodulanci ma la propensione in tal senso non è giusto aspettarsela da parte di tutti. La didattica è programmata, la lezione in presenza non è sempre rimodulabile in toto on line. Ci sono metodologie differenti".

Dalla parte opposta i Comuni, con in testa Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo e presidente dell'Anci siciliana, l'associazione che riunisce i sindaci: "Abbiamo preso questa decisione in mancanza di dati certi e di garanzia del sistema di attuazione del sistema di controlli previsti in ambito nazionale, dando ai dirigenti scolastici il compito di organizzare, anche distanza, la didattica fino a domenica".

Secondo Orlando, tra l'altro, le regole previste dal Governo nazionale sono difficilmente applicabili in Sicilia, per le condizioni di criticità e di gestione da parte delle aziende sanitarie "che fanno un ottimo lavoro ma che si rivela inadeguato rispetto agli adempimenti previsti".

"Se ci sono evidenze sanitarie che fanno della scuola un luogo di diffusione del virus - ribatte la preside Di Bartolo -, si deve lavorare per renderla sicura. Mi sono resa disponibile a poter accogliere i medici per avviare una campagna vaccinale in periferia, un appello rimasto inascoltato. È veramente disarmante che alle 20.30 sia arrivata un'ordinanza che cambiava la decisione presa dalla Regione in mattinata. Possiamo lavorare con la prospettiva almeno di una settimana? Come fanno i genitori che devono lavorare? Vuol dire in alcuni casi mettere per strada i genitori".

Nel frattempo, entro domenica, i Comuni si aspettano che dalla Regione e dalle autorità sanitarie arrivino dati certi sulla situazione complessiva e sulle singole città "e in attesa - conclude Leoluca Orlando - di possibili modifiche sulla organizzazione delle strutture sanitarie che dovrebbero garantire la fornitura di mascherina FFp2, i sistemi di areazione nelle aule e lo screening nelle scuole che da sempre, come sindaci, abbiamo chiesto".

 

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