“Siamo oggi a piazza Indipendenza perché vogliamo riaprire”, a parlare a nome del settore benessere, composto da parrucchieri, barbieri, e titolari di centri estetici, è Nunzio Reina, vicepresidente camera di commercio di Palermo, che spiega le motivazioni della protesta che si è svolta questa mattina davanti alla presidenza della Regione.
“Parliamo di attività che lavorano per appuntamento, eseguono il controllo della temperatura, appuntano i contatti dei clienti: un lavoro in perfetta sicurezza a fronte di quello degli abusivi che si recano di volta in volta in locali non sicuri”. E aggiunge: “Diamo più garanzia sanitaria noi aperti, che noi chiusi, che così incentiviamo il lavoro degli irregolari”.
In piazza centinaia di persone e qualche tensione: “Siamo stanchi - dicono al megafono - ridateci la libertà”. Ma il cruccio più grande dei manifestanti rimane l’inversione di rotta: “Perché nelle precedenti zone rosse noi potevamo restare aperti, in quanto garantivamo dei servizi di prima necessità, e adesso dobbiamo chiudere? In cosa siamo venuti meno? Cosa è cambiato?”, dice Reina.
“Palermo continua a vivere, c’è sempre confusione per strada e noi ci ritroviamo con le saracinesche chiuse - testimonia poi Ilenia Paletti, che lavora presso New Fashion Parrucchieri - abbiamo investito del denaro per adeguarci ai protocolli, ma tutto questo non è servito, e nel frattempo non sappiamo quanto potremo andare avanti. Ristori? Neanche l’ombra”. Le perdite sono enormi, dicono gli esercenti, e a raccontare la propria esperienza è Salvo Bonomolo, parrucchiere: “noi siamo in due in negozio: andando per appuntamento c’è un naturale calo di affluenza, inoltre la gente ha paura, temendo di poter contrarre il virus nei locali. Non è così, perché noi rispettiamo le regole, ma comunque dobbiamo affrontare un calo delle entrate importante”.
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