Dietro la finta onlus c'erano in realtà due trafficanti di droga vicini alla famiglia di corso dei Mille a Palermo. Avevano creato un business milionario grazie alla “Avel”, Associazione Voluntary Emergency Leader, con un grande parco auto per trasportare gli emodializzati, in convenzione con l’Asp.
La scorsa notte i finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato sei persone: finiscono in carcere Pietro Corrao e Saverio Marchese, già condannati per traffico di droga con l'aggravante mafiosa, e Salvatore Scavone, percettore dall'aprile 2019 del reddito di cittadinanza senza averne diritto. Ai domiciliari, Beniamino Cusimano, prestanome dei titolari, Concetta Teresi e Marilena Scalia che gestiscono un'altra onlus finita nel mirino della guardia di finanza, Confraternita di Misericordia.
Con lo stesso provvedimento il Gip ha disposto il sequestro preventivo dell’intero patrimonio aziendale delle due onlus palermitane, che da oggi sono affidate ad un amministratore giudiziario.
L’indagine, dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Palermo e coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Salvatore De Luca e dai sostituti Bruno Brucoli e Andrea Fusco, hanno fatto emergere come la Avel, che svolgeva per conto dell’Asp di Palermo il servizio di trasporto emodializzati, in realtà nascondeva un’autentica attività d’impresa, gestita di fatto da Corrao e Marchese, ma al cui vertice figurava Cusimano.
In sede di stipula e rinnovo delle convenzioni con l’Asp, gli indagati hanno quindi prodotto false certificazioni sulla natura di onlus dell’ente e l’attestazione che quest’ultima fosse amministrata da soggetti immuni da precedenti penali, grazie alle quali l’Avel ha potuto accedere alle convenzioni pubbliche.
Le indagini svolte hanno poi permesso di documentare l’esistenza di un vero e proprio “cartello” fra i rappresentanti di sette associazioni palermitane che svolgevano il servizio di trasporto emodializzati per conto dell'Asp, capeggiate dalle due referenti della Confraternita di Misericordia. "Il patto illecito - scrive la guardia di finanza in una nota - concretamente attuato tramite la creazione di chat su whatsapp, prevedeva che i diversi partecipanti concordassero di rifiutare, adducendo false situazioni di indisponibilità, l’accettazione del trasporto 'collettivo' dei pazienti, rendendosi disponibili solo al più remunerativo 'trasporto singolo' dei malati, così ingannando l’Asp e cagionando un danno rilevante alle casse pubbliche".
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