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Lotta alla mafia, il dibattito in piazzetta Bagnasco a Palermo

È il tardo pomeriggio del 6 agosto a Palermo e in una piazzetta Bagnasco che da qualche tempo mostra un volto completamente nuovo, prende vita il dibattito tra le grandi voci impegnate nella lotta alla criminalità mafiosa.

Queste non intendono solo richiamare il ricordo del giudice Gaetano Costa e di tutte le vittime di mafia, ma anche fare il punto sulle conquiste e gli obiettivi dell’antimafia di oggi.

L’iniziativa è stata promossa sia dall’associazione “Piazzetta Bagnasco”, che opera attivamente, come dice il suo presidente Donato Didonna, per “la collaborazione pubblico-privato, in una città - Palermo - in cui il perseguimento degli interessi personali lede spesso quelli pubblici”, sia dall’associazione “Per onorare la memoria dei Caduti nella lotta contro la mafia”.

“Questa giornata è commemorativa per tutte le vittime innocenti di mafia”, dice il presidente Carmine Mancuso, “che hanno dato il loro contributo di sangue affinché questa terra si riscattasse. La Palermo degli onesti dice no alla mafia”.

Le testimonianze che vengono raccontate durante il dibattito fanno luce su un’epoca spietata e che per alcuni non è ancora finita: ha soltanto cambiato volto.

“La mafia ha avuto una ulteriore mutazione: il suo esercizio è soprattutto nell’antimafia”, dice l’Avvocato Michele Costa, figlio di Gaetano Costa, ucciso il 6 agosto del 1980 e sul cui delitto non vi è ancora una verità giudiziaria, “è importante ricordare, ma soprattutto capire. Mi si accusa di pessimismo, ma io non vedo alcuna ragione di ottimismo”.

“Pur con l’amarezza di chi sa che tanti delitti sono ancora oggi senza verità, non possiamo sottovalutare che a Palermo è nato un movimento antimafia, è nata una coscienza civile” proprio per mano, dice il giornalista Felice Cavallaro, “di alcuni magistrati come Gaetano Costa, Rocco Chinnici e Cesare Terranova”.

Il ricordo, comunque, rimane un’opera importante che anche a distanza di quarant’anni restituisce profondità agli eventi accaduti e un senso agli obiettivi di oggi. “Erano anni di piombo”, racconta poi il giornalista Angelo Mangano, “tornavamo in redazione con le scarpe sporche di sangue. È giusto essere qui e dare la propria testimonianza in un giorno così”.

Video di Virginia Cataldi.

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