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A Palermo il flash mob dei fotoreporter: "Difendiamo il diritto d'autore"

Il 20 luglio del 1992, all’indomani della strage di via D’Amelio, la foto di Tony Gentile acquisiva il valore che conosciamo oggi, quello di una foto iconica, di un cult, di una foto in cui, come dice l’Avvocato Massimo Stefanutti, “prosegue la vita di Falcone e Borsellino”.

L’autore però a soli vent’anni dallo scatto ne perde i diritti, perché la legge sul diritto d’autore italiana opera una distinzione in materia fotografica, tra opere semplici e creative: quella di Toni, seppur divenuta simbolo dell’antimafia, riprodotta e utilizzata dagli ambiti popolari a quelli più istituzionali, rientra tra le opere semplici.

“Per altre discipline la legge non fa le stesse distinzioni, è giunto il momento di superare questo passaggio”, dice Tony Gentile, e aggiunge: “il mio atto fotogiornalistico è sempre un atto creativo, sono qui per chiedere che sia restituita dignità alla fotografia tutta”. Inoltre, la perdita dei diritti su un’opera comporta l’impoverimento dell’archivio del fotografo, che costituisce una fonte importante durante la carriera di ogni autore. “Togliere per legge questo diritto a me, o a qualsiasi altro fotografo, nel pieno della mia carriera, è un danno materiale che la legge autorizza”, dice poi Tony Gentile, e come lui tanti alti fotografi durante il flash mob, che si svolge alla Cala proprio di fronte al murales di Falcone e Borsellino, macchiano di vernice bianca le stampe dei propri scatti.

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