"Un cavallo buono": e dal Marocco arrivò a Palermo una tonnellata di droga
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Droga dall'Argentina, una tonnellata dal Marocco: "Un cavallo buono", definivano in codice il carico di stupefacente i componenti dell'organizzazione smantellata oggi a Palermo. Linguaggio in codice nelle conversazioni telefoniche intercettate, così come è possibile vedere in questo video. Ventitrè le misure cautelari eseguite dagli agenti della Squadra Mobile di Palermo, su delega della Dda, con l'accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico, anche internazionale, di stupefacenti. La piazza palermitana era infatti diventata snodo fondamentale, nel passaggio dall'ingrosso al dettaglio dello stupefacente. Gli indagati spesso scommettevano su corse di trotto e avevano escogitato i codici pensando di trarre in inganno gli investigatori qualora fossero stati intercettati. E così i poliziotti il 5 aprile 2016 sentivano Giuseppe Bronte che parlava con Pasqualino Urso, entrambi arrestati, di un "cavallo" che andava fatto riscaldare e che, in seguito a tale operazione, sarebbe "ritornato subito". Nel prosieguo di quel dialogo, inoltre, emergeva la richiesta celata, di un'ulteriore fornitura di droga la cui qualità dove rivelarsi superiore a quella precedente, discutendo anche del quantitativo di cui Urso aveva bisogno fornendo l'Indicazione di una fantomatica distanza che il cavallo avrebbe dovuto coprire. "...il cavallo lo fai riscaldare un po'... ritorna come prima!... Tu, prima di darglielo, lo riscaldi un po' il cavallo... lo alleni un po'... ti faccio vedere che il cavallo ritorna subito", diceva Bronte e Urso: "...ci stai pensando per il cavallo? Bronte rispondeva"...venerdì vengo pure per questo". Urso "...Vedi che voglio un velocista... bello veloce" e Bronte "Ah, allora lo vuoi per i mille metri! No duemila metri" e Urso " Velocista per duemila metri è". " Velocista è per mille metri! Duemila metri è meglio un cavallo che ti tiene sempre lo stesso passo".