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Il "call center della droga" a Palermo, pusher disponibili 24 ore su 24

Era un "efficiente" call center della droga quello scoperto dalle indagini della squadra mobile di Palermo che ieri ha arrestato 16 persone. I pusher, come emerge dall’inchiesta, erano reperibili al cellulare 24 ore su 24 per soddisfare le richieste dei clienti. Anche in piena notte.

C'erano i «motivatori» che spingevano gli spacciatori a cercare sempre nuovi clienti ed evitare che, non rispondendo alle richieste, questi potessero cercare la droga da altre organizzazioni. Uno di loro, Michele Calaió, arrestato ieri, era stato rimproverato aspramente da Antonio Napolitano, anche lui nella banda, perché alle 4 di notte non aveva risposto alle richieste del cliente. Anzi per evitare i controlli aveva cancellato messaggi e chiamata.

"Ti chiamò alle 4 di notte e tu ci ricisti ca eri curcato?", si sente in un'intercettazione.  Il cliente si era lamentato, e non poco.

Nel corso delle indagini gli agenti hanno ascoltato anche la storia di Ernesto Gulotta, accusato di avere preso dei soldi all’organizzazione. Alla fine dell’inchiesta interna svolta dalla banda è emerso che Gulotta non si era intascato nulla. Ma per il solo sospetto era stato picchiato, come esempio per tutti.

A capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, c'era Giuseppe Vallecchia. Secondo quanto emerso nelle intercettazioni avrebbe controllato le attività dal carcere. Avrebbe conquistato il ruolo di vertice grazie alla parentela con Fabio Chiovaro,
boss della Noce. Vallecchia è il fidanzato della sorella.

Trait d’union tra l'operazione del 2017 e quella di oggi è rappresentato dalla presenza di Danilo Biancucci. «In casa sua si svolgevano le riunioni - dice Agatino Emanuele capo della narcotici - e in alcuni casi in queste riunioni si motivavano i pusher a guadagnare sempre di più. Durante la riunione uno dei motivatori disse al pusher che se si fosse impegnato avrebbe potuto guadagnare 800 euro a mattinata».

Ovviamente c'erano anche i codici: "una birra grande" o "due bottiglie di vino alla volta", e si concordava un luogo dove incontrarsi che però poteva anche cambiare, magari se c'erano "gli sbirri", come chiamavano le forze dell'ordine, magari "nella zona della Cala", come si sente in una intercettazione.

E c'erano anche le conversazione tra un pusher e una donna, moglie di un altro pusher, schiaffeggiato davanti agli altri per essersi impossessato di parte dei proventi dello spaccio: "Ma dimmi una cosa, gli hai dato uno schiaffo? Ha preso schiaffi? Si, uno. Io non c'ero. Da "Fiorellino". Lui e Danilo, pure. Però mi ha riferito che non gli ha fatto male. Lo ha fatto probabilmente per mostrare a tutti che lui ha dato lo schiaffo.... Gli ha detto che non avrebbero preso bastonate per il fatto che hanno dei figli...

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