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Mafia a Brancaccio, Ruperti: "Le organizzazioni attive su tutto ciò che può creare business"

Colpo alla mafia antica e nuova di Palermo. Venticinque misure cautelari sono state eseguite della polizia di Stato nell’ambito dell’operazione antimafia "Maredolce 2" per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, incendio, trasferimento fraudolento di valori aggravato, autoriciclaggio, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e contrabbando di tabacchi.

Il provvedimento, emesso dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, è l’esito dell’attività investigativa della Squadra mobile sul mandamento mafioso di Brancaccio e, in particolare, sulla famiglia di Corso dei Mille.

"C'è un attivismo delle organizzazioni mafiose su tutto ciò che può essere business", ha detto Rodolfo Ruperti, capo della squadra mobile di Palermo.

"Nel corso delle indagini abbiamo accertato un nuovo interesse per il traffico di sigarette di contrabbando e in questa attività si sono registrati sequestri importanti. Ogni attività era buona per fare soldi. Così come il settore dei giochi on line e dei video poker, distribuiti con ditte compiacenti in diverse parti del territorio mafioso. In più, e questa è una novità, abbiamo constato un interesse per case di ricovero per anziani. Attraverso prestanome venivano affittati appartamenti dove venivano ospitati anziani anche senza le necessarie autorizzazioni", ha aggiunto ancora Rodolfo Ruperti.

"La forza di Cosa nostra è stata sempre nell'organizzazione", ha detto Gianfranco Minissale, dirigente del gruppo contrasto Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Palermo. "Si registra una sinergia tra i vari mandamenti mafiosi".

"I commercianti non sono più succubi ma mancano ancora le denunce - prosegue -, si cerca una resistenza passiva. Il fenomeno comunque è in calo".

"A Brancaccio e Corso dei Mille per ogni attività si chiedeva l’autorizzazione ai boss. Ad esempio un commerciante non ha avuto il permesso di aprire perché vicino c'era un’attività simile. Si sarebbe creata concorrenza che avrebbe danneggiato un altro commerciante vicino alle famiglie", ha aggiunto.

"Due giovani di Brancaccio aveva rubato lo scooter al genero di Luigi Scimò, uno degli indagati oggi. La famiglia è subito risalita agli autori. I genitori dei due giovani sono stati costretti a comprare uno scooter uguale e poi intestarlo al genero. Tutto questo è avvenuto senza nessuna denuncia presentata alla polizia - ha aggiunto Minissale -. In un altro caso dopo una rapina non autorizzata ad una sala Bingo gli uomini della cosca sono risaliti agli autori che sono stati costretti a restituire i soldi. Bisognava recuperare il danno di immagine e il danno economico".

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