PALERMO. "Non mi hai dato niente di quello che mi dovevi dare e sei venuto a montare qui sotto, vedi che io di solito prendo le cose e le butto per terra ma noi a questi discorsi non di dobbiamo arrivare. Tu però mi devi fare avere il regalino che io qualcosa gliela devo portare. Vedi che io ti sto aiutando, sono io l'amico tuo, va bene?". Storie di minacce ed estorsioni, quelle venute alla luce nelle intercettazioni dell'operazione congiunta della polizia e della guardia di finanza, dove è stato ricostruito e smantellato il clan di Brancaccio e che ha portato a 34 arresti.
Tra questi spiccano le figure di Claudio D’Amore, Bruno Mazzara e Giuseppe Lo Porto, tutti fidati collaboratori di Tagliavia; Francesco Paolo Clemente, Francesco Paolo Mandala’, Gaetano Lo Coco, incaricati del controllo delle numerose aziende, tutte intestate a prestanome, utilizzate per realizzare le frodi di natura fiscale, conseguendo il monopolio regionale e una posizione dominante nel restante territorio nazionale nella commercializzazione degli imballaggi industriali; Giuseppe Caserta e Cosimo Geloso, rappresentanti della famiglia di “Brancaccio”; ed infine Giuseppe Mangano, Giuseppe Di Fatta e Antonino Marino, titolati rappresentanti della famiglia “Roccella”.
"
Caricamento commenti
Commenta la notizia