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"Marcello ucciso dall'indifferenza", rabbia e dolore ai funerali del clochard ucciso a Palermo

PALERMO. "Abbiamo fatto di Marcello una torcia umana, con la nostra indifferenza, con la mancanza di lavoro. ecco, quello che abbiamo fatto. Speriamo che la fine che ha fatto Marcello ci scuota a fare meglio per i poveri". Un'omelia piena di rabbia e di dolore, padre Cesare Rattoballi che ha celebrato nella chiesa dell’Annunciazione del Signore i funerali di Marcello Cimino, il clochard dato alle fiamme nel portico della Mensa di San Francesco sabato scorso. Parole che hanno colpito il cuore di tutti i presenti, che alla fine dell'omelia hanno risposto a quell'appello con un lungo e sentito applauso.

Alla celebrazione hanno preso parte l'ex moglie Iolanda e le due figlie. Commosse, tra le lacrime, ma composte. Solo alla fine del funerali si sono lasciate andare alla disperazione, ai singhiozzi.

Alla funzione erano presenti il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Giusto Catania: seduti nei primi banchi della chiesa, non gremita ma piena di gente arrabbiata, gente che si identifica in Marcello e che prova non solo dolore, ma anche sdegno. Il clochard morto è stato portato nella chiesa del quartiere Medaglie d'Oro in spalla, dalla casa doveva viveva con la moglie, nella vicina via Barone. Tanti applausi e le note della musica di Gianni Celeste.

La bara messa al centro della chiesa,  circondata da chi gli ha voluto bene.  "Palermo è una tra le città italiane che ha il numero più alto di clochard, 2500 dicevano le statistiche di questi giorni, dopo la terribile vicenda di Marcello - ha aggiunto il parroco - Può una città occuparsi delle problematiche solo del centro storico? O si deva anche occupare delle periferie? Può un Comune avere solo pochissimi operatori per l’assistenza sociale o poche risorse per queste problematiche? Può una città che dovrebbe essere al città dove vivere la vita diventare una necropoli? Palermo, la nostra Palermo, la bella Palermo può ricca di vitalità essere attraversata da questi fenomeni come la mancanza di lavoro?».

"A Marcello - ha aggiunto padre Rattoballi - era stato proibito di raccogliere il ferro vecchio perché non aveva la licenza. Giusto. Legittimo. Ma il legislatore si è chiesto e allora dopo questo divieto questa legge come potranno vivere questi uomini? Come potranno avere un pezzo di pane per sfamare le proprie famiglie? Perché non dare loro la licenza o creare una equipe che possa affiancarli? No, sappiamo solo creare divieti e non sappiamo creare lavoro. Come altre categorie. I venditori ambulanti di frutta e verdura, i posteggiatori e chissà quante altre realtà lavorative potrebbero trovare uno sbocco lavorativo, ma vengono mortificati e penalizzati».

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