PALERMO. Il capo della squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti, ha confermato che Giuseppe Pecoraro avrebbe commesso il delitto di Marcello Cimino per motivi passionali. "Pensavo che Cimino gli insidiasse la moglie - ha spiegato -. Tra i due c'era stata una lite qualche giorno prima, nella piazza vicina alla Missione San Francesco dei Cappuccini dove è avvenuto il delitto".
Gli agenti della squadra mobile, che erano già sulle tracce dell'assassino, non lo hanno trovato in casa ma per strada, con la barba fatta e con alcune bruciature sulla mano e in altre parti del corpo che cercava di nascondere. Di fronte alle contestazioni degli investigatori, che gli chiedevano in particolare l'origine di quelle ustioni, Pecoraro inizialmente ha tentato di giustificarsi dicendo di essersi bruciato "con la macchinetta del caffè". Ma dopo qualche ora è crollato e ha confessato: "E' vero sono stato io".
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