PALERMO. Il padiglione Pensabene, smantellato dai carabinieri, era un vero fortino allo Zen 2 di Palermo. Qui vivevano i capi dell'organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di droga.
Del triumvirato formato da Antonino Mazza, Salvatore Bonuna e Massimiliano Zarcone, quest'ultimo marito di Elena Billeci, 41 anni, la donna che avrebbe tenuto la contabilità della banda. Ogni pusher aveva la sua paga: da 50 a 80 euro al giorno, mentre l'organizzazione ne incassava 2.500.
«È stata smantellata una vera e propria struttura piramidale finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Al vertice il triumvirato che gestisce l'organizzazione - ha detto Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, intervistato nel video -. In mezzo i fiduciari che gestiscono i contatti con il livello più basso, composto dai pusher e dalle vedette».
«Gli arresti sono una sconfitta sociale - aggiunge Di Stasio - Per questo come carabinieri siamo impegnati con una serie di interventi mirati per cercare di aprire la caserma ai bambini del quartiere, seguendo i bimbi nei compiti, organizzando una merenda. Un modo per essere vicini ai tanti abitanti che vivono con dignità nel quartiere. I pusher agivano anche di mattina davanti ai bambini della scuola elementare 'Giovanni Falconè, con tranquillità e sfacciataggine, quasi fosse normale un atteggiamento del genere, incuranti della presenza di bimbi e genitori».
«Questa operazione - dice il comandante della stazione Zen Davide De Novellis - è dei risultati del progressivo processo di liberazione del quartiere, di restituzione della dignità al rione e ai suoi residenti. Questo dimostra che certi luoghi comuni non hanno più senso e che lo Zen non è più da tempo una enclave impenetrabile e immodificabile».
Per il colonnello Marco Guerrini, comandante del gruppo dei carabinieri di Palermo, «ogni volta che c'era un'operazione dei carabinieri con gli arresti, i capi scendevano in piazza per dare garanzie a tutti che l'attività poteva proseguire. Farsi vedere in mezzo ai padiglioni da tutti gli altri pusher ancora presenti e non arrestati dai carabinieri, serviva per cercare di rassicurare la piazza dello spaccio e nello stesso tempo a dare un'immagine di potenza contro le operazioni che non scalfivano l'organizzazione. Con pervicacia si reclutavano nuove leve».
"La banda - dice il capitano dei carabinieri Andrea Senes che comanda la compagnia di San Lorenzo - si è complimentata per l'operazione. Non è stato semplice riuscire a compiere le indagini in quel fortino, anche perché i pusher non utilizzavano telefonini e usavano binocoli per controllare il territorio". Dei 24 arrestati, 19 sono in carcere e 5 ai domiciliari. Lo spaccio avveniva tra via Pensabene e le aree limitrofe, in particolare in via Nedo Nadi e nei vicoli che costituiscono un corridoio tra i padiglioni di via Costante Girardengo. L'indagine "Teseo" è stata avviata nel novembre 2015.
immagini di Marcella Chirchio
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