PALERMO. «Molti nel nostro Meridione sono convinti che nulla in realtà può cambiare, e trovano giustificazioni psicologiche, storiche ed anche letterarie per tale loro atteggiamento. Bisogna invece raccogliere la sfida, e credere che c’è veramente un mondo nuovo nel quale - se gli uomini vogliono - possono regnare la giustizia e la pace. Bisogna che nella nostra Sicilia gli uomini vogliano proprio questo, a cominciare dai politici fino all’ultimo cittadino!».
Sapeva vedere oltre il cardinale Salvatore Pappalardo, uomo di speranza nonostante tutto. Forse è per questo che, a distanza di tanti anni, i suoi scritti e i suoi discorsi risultano attuali e capaci di parlare all’uomo contemporaneo, alle prese con la crisi, con la mancanza di lavoro, con la presenza ancora massiccia della criminalità organizzata e del malaffare, con il fenomeno delle migrazioni, con una politica che rischia di rimanere lontana dai reali bisogni del cittadino. Il cardinale Pappalardo era un uomo che, nei suoi 26 anni di episcopato a Palermo, ha saputo portare il vento di rinnovamento del Concilio in Sicilia, promuovere il laicato, affrontare la sfida di una società in grande trasformazione, drammaticamente colpita dalla stagione delle stragi di mafia.
Sono trascorsi esattamente dieci anni dalla sua scomparsa, un anniversario che celebrato ieri pomeriggio alle 18 in Cattedrale, occasione anche per ricordare l’ordinazione episcopale e l’ingresso a Palermo dell’arcivescovo monsignor Corrado Lorefice. Per l’occasione il Giornale di Sicilia, in collaborazione con la Banca Don Rizzo, ha voluto dare alle stampe una pubblicazione dedicata al cardinale Pappalardo, in edicola oggi, a Palermo e a Trapani, al costo di 20 centesimi oltre al prezzo del quotidiano. «Un vescovo in cronaca» raccoglie gli articoli di Pappalardo pubblicati nella rubrica «Chiesa e mondo oggi» sul Giornale di Sicilia, tra il 1985 e il 1987, ma anche una lunga intervista rilasciata dall’allora arcivescovo di Palermo a Giovanni Pepi, in cui Pappalardo spazia dall’impegno per costruire la pace ai temi di bioetica, fino a tornare con decisione sulla lotta alla mafia.
«Ciascuno si chieda: cosa faccio io per incoraggiare gli onesti contro la mafia?» si domanda Pappalardo e aggiunge: «Gli onesti hanno più bisogno di essere incoraggiati che non i malvagi di essere combattuti. I malvagi sono pochi e si nascondono. Gli onesti invece sono molti e non possono essere disarmati. Incoraggiamo gli onesti».
Una pubblicazione resa possibile grazie all’arcidiocesi di Palermo e al prezioso lavoro di archivio di Maria Saccone, storica collaboratrice del cardinale Pappalardo, che ha custodito tutti gli scritti che riguardano l’arcivescovo scomparso.
«È con particolare soddisfazione che la Banca Don Rizzo-Credito cooperativo della Sicilia Occidentale ha sostenuto l'idea di riproporre all'attenzione dei cittadini questi scritti di sua eminenza il cardinale Salvatore Pappalardo, una delle più importanti figure di riferimento morale e civile della recente storia siciliana, ricca peraltro di personaggi esemplari che hanno segnato la lotta contro la mafia, l’illegalità e la povertà dell'isola - sottolinea Sergio Amenta, presidente della Banca Don Rizzo - Mi fa piacere evidenziare inoltre che banca cooperativa, sorta su iniziativa di un sacerdote povero agli inizi del secolo scorso per alleviare la povertà dei contadini e delle classi più bisognose possa oggi contribuire a ricordare, gli articoli scritti, sul Giornale di Sicilia, da un importante rappresentante della Chiesa cattolica, ad ulteriore testimonianza del radicamento cristiano della nostra società e dei suoi valori».
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