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L’addio a Giovanni Lo Porto con Vasco Rossi in sottofondo. “Sia fatta giustizia” - Video

PALERMO. Hanno chiesto verità e giustizia gli amici del cooperante Giovanni Lo Porto nel corso dei funerali laici che si sono tenuti nell’ex chiesa al Noviziato dei Crociferi a Palermo. “Non è stato un errore e non si può liquidare in questo modo quanto è successo a Giovanni. Vogliamo sapere cosa è successo al nostro amico e compagno di lavoro”, hanno detto colleghi che hanno lavorato con Lo Porto in questi anni. La salma del cooperante ucciso in Afghanistan da fuoco amico, è arrivata a bordo della nave proveniente da Napoli per poi essere trasferita nell’ex chiesa della Kalsa per l’ultimo saluto. Sulla bara la bandiera della Pace, quella pace per cui il cooperante ha dato la vita. A fianco uno zaino dove nei suoi viaggi teneva le poche cose che gli servivano, una chitarra e la maglietta del suo cantante preferito Vasco Rossi. “Palermo oggi ha scoperto un grande uomo – ha detto l’assessore Comunale Giusto Catania – Un uomo che ha speso la sua vita per la pace e per combattere la povertà. Nei suoi viaggi era sempre vicino ai bambini con cui legava immediatamente. Per questo motivo il Comune intitolerà una scuola a Giovanni Lo Porto proprio vicino l’abitazione della madre”.

Per il sindaco oggi c’è un filo che lega il Pakistan con Palermo. Lo ha detto davanti ai rappresentanti della consulta degli immigrati che hanno partecipato ai funerali laici. “Partire e tornare è un diritto – dice Leoluca Orlando - Partire e tornare dentro una cassa da morto è un dolore per l’intera collettività. Siamo molto fieri per quanto ha fatto nel mondo Giovanni, palermitano di Brancaccio. Oggi Brancaccio è Palermo e Palermo è Brancaccio”. La famiglia Lo Porto era seduta nella prima fila accanto alla bara. Incosolabile la mamma Giusi che non ha smesso mai di piangere soprattutto quando scorrevano sullo schermo le immagini di Giovanni. Accanto a lei i fratelli Giuseppe e Daniele.Oltre al sindaco Leoluca Orlando e all’assessore Giusto Catania, c’erano altri componenti della giunta l’assessore Giovanna Marano, Giuseppe Gini, Agnese Ciulla, Emilio Arcuri ma anche il giudice Cesare Vincenti e autorità militari. Dopo la cerimonia la salma di Lo Porto è stata portata nella sua abitazione in via Pecori Giraldi a Brancaccio.

Nel corso della cerimonia nell’ex chiesa al Noviziato dei Crociferi a Palermo, un amico ha letto pagine del suo diario in cui Lo Porto scriveva del suo amore per il Cile, per il Pakistan, e per i tanti paesi visitati nella sua breve ma intensa vita. In sottofondo sempre le canzoni di Vasco Rossi. "Ogni essere umano ha diritto di ricevere aiuto, dignità e rispetto in un momento di bisogno". Ecco cosa scriveva sul suo diario Giovanni. "Lavorare sul campo dà grandi soddisfazioni - diceva Lo Porto - Ho avuto l'onore di essere uno degli anelli di una catena di aiuti umanitari. Gli scettici avranno da ridere perché alcune missioni sono state solo sperpero di denaro ma io almeno non sto seduto su una poltrona, con la pancia piena, a giudicare". In un altro passo del suo diario, Lo Porto ricorda il suo viaggio in Pakistan dopo il terremoto del 2008. "Ho trovato gente ospitale - scriveva - Mi sono innamorato di questa gente". Poi ancora si soffermava su alcuni epidosi che gli capitavano durante i viaggi. Uno sembrava una profezia. “Cosa fanno i piccioni solitamente quando passa un’auto. Cercano di scansarsi. Adesso invece restano fermi bloccati e si fanno colpire. Sono rincoglioniti da questa società che ha sovvertito tutto. Qualche volta anche io sarò colpito da questa società che rincoglionisce tutti”.

Nel video le intervista a Giusto Catania, Margherita Romanelli, Marianna Di Rosa e Adham Darawsha.

 

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