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L'attrice Andréa Ferréol a Palermo: «Così il regista Ferreri ha cambiato la mia vita»

«Questo film mi ha cambiato la vita». A Palermo l’attrice francese Andréa Ferréol racconta in questo video cosa ha significato per lei il capolavoro di Marco Ferreri a cinquant’anni dall'uscita. La sezione «Retrovie italiane» del Sicilia Queer filmfest, curata da Umberto Cantone, ha reso omaggio a quel film, nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna.

Al cinema De Seta gli occhi erano tutti per la musa del grande regista milanese, tra gli autori più irriverenti del cinema italiano a introdurre. La sua partecipazione straordinaria alla rassegna è il piatto forte di questa edizione. «Ringrazio ancora Marco Ferreri per avermi scelto perché grazie a lui per me si sono aperti nuovi scenari, ovvero il cinema europeo. Ho lavorato tanto, oggi faccio soprattutto teatro e televisione».

Il film, che fu presentato a Cannes nel 1973 dove provocò un grande scandalo di critica e pubblico, è una delle opere più celebri della storia del cinema. «È ancora molto moderno, perché Marco vedeva lontano. È un film attuale, anche se lo spirito del pubblico è cambiato. Se nel '73 fece scandalo, oggi non provoca quella reazione».

La Grande Abbuffata, racconta di quattro uomini che si riuniscono in una villa isolata nei pressi di Parigi per celebrare il cibo, il sesso, l'amicizia e la morte. In tavola paté di fegato, cosce di cervo, petto di gelatina e crostata di natiche. Tognazzi, Mastroianni, Piccoli e Noiret, accompagnati da Andréa Ferréol – angelo della morte al contempo vizioso e premuroso disposto a soddisfare i vuoti desideri di questi uomini che non hanno più voglia di vivere –, si abbandonano ai baccanali di Ferreri rimpinzandosi in quella che lo stesso regista definisce una «farsa fisiologica», nel suo esprimere un rifiuto categorico della società dei consumi, condannata a un'inevitabile autodistruzione.

Sicilia Queer filmfest, il programma di lunedì 29 maggio

La quinta giornata del Sicilia Queer filmfest, in programma a Palermo lunedì 29 maggio, si apre alle 9.30 al Centro sperimentale di cinematografia - sede Sicilia (Cantieri culturali alla Zisa) con la masterclass - a ingresso libero - della regista Laura Citarella, che a partire dalla visione di alcuni materiali inediti di Trenque Lauquen, proverà a raccontare il metodo che la vede lavorare nel cinema come produttrice e regista, e la sua visione del rapporto tra documentario e finzione nel cinema contemporaneo.
Alle ore 10.30 al cinema De Seta sarà la volta di Young Side, proiezione rivolta alle scuole che presenta una selezione di cortometraggi del concorso internazionale Queer Short, guidata dalle dell'associazione cinematografica di Firenze.
Le proiezioni della giornata prendono il via alle ore 16.00, al cinema De Seta, dove si presenta Loving Highsmith di Eva Vitija (Germania, Svizzera, 2022), ritratto documentaristico della scrittrice best seller Patricia Highsmith, che getta una nuova luce sulla vita dell’autrice americana, segnata da una profonda ricerca di identità e da travagliate relazioni sentimentali. Familiari, amici, la stessa Highsmith e materiali d’archivio restituiscono un vivido ritratto di una delle scrittrici più prolifiche nella storia della letteratura.

Segue alle 18.30 Nação Valente di Carlos Conceição (Portogallo, 2022), un’indagine sui fantasmi del colonialismo e un film di genere sulla crescita e il superamento dei traumi personali e collettivi, sullo sfondo di un paese dalla forza primigenia incontrollabile; alle ore 20.30 si proietta Secondo Amore di Douglas Sirk (Stati Uniti, 1955), pietra miliare del cinema hollywoodiano omaggiato, tra gli altri, da Fassbinder che nel 1973 ne farà un remake dal titolo La paura mangia l’anima, e da Todd Haynes, il quale gli renderà omaggio nel 2002 con Lontano dal paradiso; alle ore 22.30 Regra 34 di Júlia Murat (Brasile, Francia, 2021). Simone, studentessa di giurisprudenza e cam sex worker, di giorno, discute di legalità e di un sistema violento verso corpi razzializzati e femminili, di notte erotizza squilibri di potere attraverso il proprio corpo e le pratiche bdsm, nelle quali il dolore è custodito dal piacere e dalla cura. Nello stesso modo in cui è impossibile definire chi possegga più gradi di libertà nella relazione dominant/submissive, Julia Murat sceglie di allontanare la propria pellicola dal terreno dei giudizi di valore e lascia emergere zone di luce e ombra di una realtà irrisolvibile.

Parallelamente la programmazione del Queer prosegue anche nei due istituti di cultura ospitati dai Cantieri culturali alla Zisa: il Goethe-Institut (Sala Wenders) a partire dalle ore 16 accoglie la replica del secondo blocco della sezione Queer Short - Concorso internazionale di cortometraggi, e l'omaggio a Paul Vecchiali regista francese, scomparso a gennaio di quest’anno con L’autographe di Arnold Pasquier (Francia 2013, 10’) e la conversazione inedita Che amore potrebbe popolare questo luogo? avvenuta a Palermo in occasione del Sicilia Queer 2013; e l'Institut français (Terrazze), dove alle ore 22.30 si proietta Quello che le mie dita sapevano di Marta Basso (Italia, 2021) e Les roses et les bleus di Claudia Lopez Lucia (Francia, 2021).

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