PALERMO. Uno degli imprenditori vittima delle estorsioni, impegnato nell'operazione di urbanizzazione nel comune di Camporeale, fu costretto a pagare alla famiglia mafiosa di Camporeale una somma pari a circa il 3% dell'intero appalto, per un totale di 15 mila euro, ma anche a subire l'infiltrazione nei lavori dell'azienda di uno degli arrestati.
Un altro imprenditore si era aggiudicato tra il luglio del 2007 ed il gennaio del 2008 l'appalto della Provincia di Palermo per un importo a base d'asta di 950 mila euro per la sistemazione del piano viario delle opere di corredo della Strada consortile 39 che collega Camporeale con Alcamo. L'imprenditore sarebbe costretto ad assumere operai imposti dall'organizzazione criminale e a rifornirsi di calcestruzzo presso un impianto indicato da Cosa Nostra.
Terza vittima del racket un imprenditore di Giardinello impegnato nella realizzazione di cinque edifici privati in una contrada di Terrasini.
«Quest'operazione - ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, Giuseppe De Riggi - fotografa l'identikit della vittima delle estorsioni: un'impresa di piccole dimensioni, specializzata nel settore dei lavori pubblici. Ma ci fa anche registrare il forte valore e l'impegno dell'associazionismo
antiracket. Si è rotto il muro del silenzio e registriamo una proficua collaborazione con la Procura». «Registriamo il dato positivo della collaborazione degli imprenditori - ha aggiunto il procuratore Del Bene -. Gli
imprenditori che vengono convocati per rispondere delle
intercettazioni che hanno in oggetto richieste estorsive, offrono il loro contributo». «Indiscutibilmente - ha concluso Del Bene - Cosa Nostra continua ad esercitare il suo ruolo di mediazione privata nelle controversie. L'imprenditore anzichè rivolgersi ad un tribunale della Repubblica per far valere i suoi diritti si rivolge al capomafia che attraverso suoi canali contatta l'interlocutore, accrescendo così il ruolo della stessa Cosa Nostra». Le indagini che hanno condotto agli arresti di oggi hanno visto convergere due parallele attività investigative scaturite dall'operazione «Nuovo Mandamento», del 2013, in cui sono stati ricostruiti gli assetti dei mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico. Giuseppe Tarantino, uno degli arrestati è considerato, dagli investigatori, reggente della famiglia mafiosa di Camporeale.
Nel video l’intervista a Del Bene e al comandante dei carabinieri del gruppo di Monreale Pierluigi Solazzo
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