Ognuno dei 27 artisti o collettivi – Giuseppe Agnello, Alessandro Bazan, Federico Baronello, Andrea Buglisi, Hugo Canoilas, Mauro Cappotto, Claudio Cavallaro, Stefano Cumia, Francesco De Grandi, Fulvio Di Piazza, Giovanni Gaggia, Laboratorio Saccardi, Francesco Lauretta, Filippo Leonardi, Sebastiano Mortellaro & Sandra Rizza, Turi Rapisarda, Francesco Rinzivillo, Giacomo Rizzo, Salvatore Rizzuti, Giovanni Robustelli, Piero Roccasalvo Rub, Manlio Sacco, Sandro Scalia, Lino Strangis, Sasha Vinci & Mariagrazia Galesi, Miao Xiaochun, lo scomparso Andrea Di Marco i cui disegni sono stati forniti dalla famiglia – ha “letto” a suo modo il concetto di sacro. “Per un’ermeneutica dell’anima: pura, purissima per sua stessa natura, l’anima è ciò che si avvicina maggiormente all’essenza ed è sigillo dell’unicità dell’uomo. Ogni artista esprime la sacralità attraverso il suo prodotto e diviene egli stesso un contenitore del sacro proteso nel reale. L’essenza stessa della sacralità si riflette con limpidezza nell’essere artista, nella sua capacità maieutica e di comunicazione con il mondo”, spiegano infatti Giacomo Rizzo e Serena Ribaudo, a cui si deve il supporto critico alla collettiva.
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