Un percorso sensoriale, un viaggio nella natura mediterranea, un’immersione nel mondo delle scienze naturali che lascia spazio però anche all’immaginazione fantastica, all’arte e alla letteratura. È questa l’esperienza di chi entra in «Radici, piccolo museo della natura» realizzato a Palermo nella ex sede della storica cartoleria De Magistris- Bellotti, in via Gagini (vicino a piazza San Domenico).
All’interno della struttura di 250 metri quadrati vi sono sono aree espositive, una caffetteria, un bookshop e l’atelier per i laboratori. Non è il solito museo, ma un luogo aperto a tutti, adulti e bambini, che accoglie momenti di studio, di lavoro, di gioco o di semplice svago. Radici nasce dal desiderio di coniugare l’approccio scientifico con una narrazione poetica.
L’idea parte da Raffaella Quattrocchi, che coinvolge tre amiche, Irene Mottareale, Caterina Strafalaci e Chicca Cosentino, tutte con un unico obiettivo, quello di stimolare e promuovere la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, attraverso un metodo laboratoriale, che parte da un’attenta ricerca dei materiali a ridotto o nullo impatto ambientale. Tutti gli spazi hanno una fortissima vocazione all’educazione ecologica, dalla cucina a chilometro zero alla sala laboratori dove si utilizzano materiali naturali e sostenibili, dalla piccola libreria con testi inerenti al tema dell’ambiente allo uno spazio di comunità dove è possibile consultare i libri, lavorare con i propri dispositivi o partecipare agli eventi organizzati. Gli ambienti sono caratterizzati da illustrazioni realizzate da Valentina Gottardi e Gaia Cairo.
All’interno del percorso espositivo, tanti cassetti che invitano alla scoperta. I bambini possono giocare e contemporaneamente apprendere nozioni scientifiche, possono toccare con mano i diversi materiali e viaggiare con l’immaginazione. E infine c’è quello che una volta era il magazzino della carta, inaccessibile ai clienti. Oggi vi è lo studio di un ornitologo e la riproduzione di un vulcano. E a rievocare la struttura geologica non è il rumore del ribollire della lava ma il suono del contrabbasso del musicista Francesco Nucari.
«Ci siamo innamorate di questo luogo proprio per la sua memoria storica e abbiamo pensato da subito che si prestasse alla nostra idea – spiega Raffaella Quattrocchi -. I locali erano abbandonati da dieci anni e insieme all’architetto Lorenzo Lodato siamo riusciti a creare tutto questo, mantenendo l’identità del luogo molto caro a diverse generazioni di palermitani. Sono rimasti gli arredi Ducrot anche se nei cassetti e sui banconi ora non vi sono più quaderni, album da disegno, penne e matite, ma dettagli che invitano alla ricerca e alla scoperta del nostro ecosistema».
Tante le maestranze coinvolte, tra queste l’artista Pippo Zimmardi, il falegname Aurelio Ciaperoni, che ha curato i dettagli degli arredi, l’artista Mariangela Di Domenico, che ha progettato e realizzato gli allestimenti. Tante anche le collaborazioni con esperti per i contenuti scientifici e un dialogo continuo con Palermo Scienza e Daniele Crisci. Un lavoro di squadra che ha permesso la realizzazione di un luogo dove non si trovano solo informazioni scientifiche ma anche sorpresa, stupore, esplorazione e meraviglia. Il Museo sarà aperto al pubblico a partire dal 15 ottobre.
Le foto della gallery sono di Alessandro Fucarini
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