PALERMO. «Che ne sai di un mondo tutto chiuso in una via e di un cinema di periferia?» cantava Lucio Battisti. Pensieri e parole, 1971. Oggi i cinema di periferia non esistono più.
Qualche insegna resiste su muri scrostati. Cortili nascosti lasciano intravedere lo spazio del sogno, ex sale ospitano attività commerciali, qualcuno sopravvive come teatro, talvolta ogni traccia è scomparsa. Proiezioni mattutine, seconde e terze visioni, due film diversi con un solo biglietto... Tutti rituali perduti.
Oggi le sedie devono essere comode per contrastare le poltrone di casa, le multisala aiutano a salvare i bilanci. Un’epopea popolare che rivive nelle pagine di «Racconti di Palermo e dei suoi cinema» (220 pagine, 23,50 euro) che Andrea Calvaruso, con l’aiuto di Giovanni Lizzio, ha realizzato compiendo un censimento di tutte le sale palermitane dall’inizio del Novecento ad oggi. E si scopre che in città sono esistiti 170 cinema: scheda dopo scheda riaffiorano memorie giovanili. Splendor, Gardenia, Girasole, Orchidea, Papavero... I nomi evocavano giardini profumati, la realtà era povera ma il divertimento assicurato.
«Da ragazzo - racconta Andrea Calvaruso - vivevo a Boccadifalco e mio zio mi portava al cinema al Floreal. Nel terremoto del 1968, la scuola media fu danneggiata e trasferita proprio dentro i locali del Floreal. Quando ho raccontato questa storia mi hanno detto: questo cinema non è mai esistito. Allora ho voluto fare un lavoro di testimonianza, ridare a ciascuno il proprio cinema». Andrea Calvaruso, 55 anni, ferroviere, vive da più di trent’anni a Bologna ma torna spesso a Palermo. Il progetto decolla quando le sue ricerche si uniscono a quelle di Giovanni Lizzio, che da un po’ di tempo gira nelle periferie fotografando gli ex vecchi cinema (foto Petyx)
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