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Palermo, al Biondo La Lupa di Donatella Finocchiaro: sfrontata e leggera, un viaggio nell'universo donna

Non è verista, La Lupa di Donatella Finocchiaro. E non è neanche realista: è un viaggio nell’universo donna alla ricerca di una femminilità libera da legacci, sfrontata e leggera, che non le manda a dire. Ma che finirà per questo distrutta: non puoi fermare o ingabbiare la Lupa, la puoi soltanto uccidere, come farà Nanni Lasca. La prima volta di Donatella Finocchiaro regista è proprio alle prese con la novella verghiana: prodotto dallo Stabile di Catania, l’adattamento de La Lupa arriva martedì 11 aprile alle 21 al Teatro Biondo di Palermo, dove resterà fino alla domenica successiva.

Al fianco dell’attrice, che interpreta la femme creata dallo scrittore catanese, un bel cast con un attore nato nella compagnia di Emma Dante come Bruno Di Chiara (nel ruolo di Nanni Lasca), Chiara Stassi (Mara), Ivan Giambirtone, Liborio Natali, Alice Ferlito, Laura Giordani, Raniela Ragonese, Federica D’Amore, Roberta Amato, Giuseppe Innocente, Gianmarco Arcadipane. Luana Rondinelli ha affiancato la Finocchiaro per il progetto drammaturgico e la regia. Scene e costumi di Vincenzo La Mendola, movimenti di scena di Sabino Civilleri, musiche di Vincenzo Gangi.

«La proposta di portare in scena La Lupa nell’anno in cui cadeva il centenario della morte di Verga, mi è arrivata dal direttore dello Stabile di Catania, Luca De Fusco, ma mancava il regista – racconta Donatella Finocchiaro –. Io ero felicissima di fare la Gnà Pina, me la sentivo addosso come personaggio, ma non trovavamo un nome che ci convincesse. È stata Emma Dante a suggerirmi di buttarmi… ho risposto di no, non me la sentivo, ma ci ho ripensato, e ho deciso di provare. E sono felice di aver avuto questo coraggio, per tirare fuori una femminilità contemporanea, che balza felice dalla riscrittura di Luana Rondinelli. Non è uno spettacolo verista, la Lupa è troppo erotica, troppo sessuale, troppo tutto per essere ottocentesca. L’abbiamo trasportata agli anni Cinquanta, ma anche oggi la sua femminilità o sfrontatezza verrebbe fraintesa».

Attorno alla Lupa e a Nanni si muove un paese ristretto. «Luana Rondinelli ha ideato un contesto sociale azzeccato, un cortile popolato da queste prefiche, donne curtigghiare che sparlano, che bisbigliano. Saranno loro a giudicare e sobillare Nanni che confesserà al prete il bisogno di doversi liberare». Da cosa? Dalla tentazione rappresentata dalla Lupa? «Dall’inferno in cui la Lupa lo costringe. Noi donne siamo le vittime che vengono uccise perché non riesci a liberarti da loro. Credo sia un testo modernissimo».

Quale è stato il momento più difficile della messinscena? Il vedersi dentro e fuori dalla scena? «Essere sul palcoscenico e guidarsi, fino all’ultimo minuto ho chiesto l’aiuto di tutti. Volevo guardare lo spettacolo “da fuori”». Donatella Finocchiaro ha appena finito di vestire la sua Giuseppina dei velluti e delle sete de I Leoni di Sicilia, il film uscirà in ottobre, ma lei si sta preparando ad altri due set. «E mi piacerebbe scrivere un testo teatrale, sempre con la Rondinelli, con la quale ho trovato una vera sintonia. Luana mi ha detto di essere andata alla casa di Verga e di aver “chiesto scusa al maestro” per la sua rivisitazione...».

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