Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Buzzanca: «Feci la fame prima di sfondare, lasciai Palermo senza una lira»

Riproponiamo l'intervista rilasciata da Lando Buzzanca al Giornale di Sicilia il primo maggio del 2017 festeggiando oltre 60 anni di carriera 

Lando Buzzanca, ora che indossa con disinvoltura quasi sessant’anni di carriera, vada indietro e ci racconti quando è scappato da Palermo.
«A 17 anni, senza una lira, volevo fare l’attore. Sono nato in via Torino, poi ho vissuto dalle parti di via Oreto, era quella la mia città. La sera prima di partire ero al cinema con gli amici e nell’intervallo del film mi alzai e gridai: “Guardatemi adesso perché poi dovrete pagare per vedermi”. Testa di m… fu l’epiteto più gentile che ricevetti».
Invece aveva ragione. Il primo novembre del ‘53 lo sbarco a Roma…
«Due anni e mezzo fame di fame, di alloggi di fortuna, di freddo, ho trovato riparo perfino nei portoni. Poi mia madre mi scrisse che non avrebbe voluto trascorrere il terzo Natale senza il suo primo figlio a tavola. Ritornai e, appena misi piede a Palermo, incontrai lei, una ragazza neppure diciottenne, Lucia, figlia di importanti gioiellieri con negozio in via Ruggero Settimo. Mi guardò, la guardai. Rimase subito incinta».
La conoscevamo come «homo eroticus», non sapevamo che anche con lo sguardo…
«Ma no, qualcosa avrò fatto… I suoi la buttarono fuori di casa perché voleva sposare “un morto di fame che ha deciso di fare l’attore”. Proprio quando nacque mio figlio, venni ammesso, a Roma, all’Accademia Sharoff perché mi affascinavano gli attori di teatro. “Se tu ritorni, io ti aspetto”, mi disse Lucia. E così fu. Avete una grande forza voi donne, Quando leggo che volete essere come gli uomini, rabbrividisco».
Comincia così la sua scalata…
«Dopo il primo film con Germi, “Divorzio all’italiana”, dissi a Lucia di trasferirsi a Roma col bambino. Con cinquecento mila lire in tasca, pagai i debiti, le pigioni arretrate. La mia vita cambiò, diventai un palermitano ricco. Non volevo essere nessuno, e invece…».
Diventò centomila per professione. E contraddittorio per scelta: lavorava con Germi e ammirava Almirante…
«Che uomo, Pietro. Purtroppo dopo “Sedotta e abbandonata”, non ho più avuto modo di lavorare con lui. “Vieni, e ti pigli il personaggio che vuoi”, mi diceva, con quella sua parlata strascicata. Non ci siamo riusciti».
In una Sicilia dominata da un grottesco senso dell’onore, dopo «Divorzio all’italiana», ecco «Sedotta e abbandonata». Con lei nel Ragusano, ben prima di Montalbano, e al sole di Sciacca c’era la Sandrelli…
«Brava, carina, ma non bellissima: era giovane e conturbante nella sua finta ingenuità. A Sciacca, durante la lavorazione di “Sedotta e abbandonata” stavamo al Grand Hotel delle Terme, mentre a piazza Scandaliato c’era il bar dove girammo la scena in cui mi beccai una manata sul muso da Saro Urzì mentre chiedevo un gelato».
Le altre partner…
«Senta Berger era di una bellezza incredibile, più di Barbara Bouchet: abbiamo lavorato insieme mentre era incinta: io non c’entravo niente, però... Gloria Guida? Uno spettacolo. Anche oggi, a 62 anni, è bellissima. Le attrici di oggi mi sembrano tutte uguali».
La Antonelli è finita male…
«Per “Il merlo maschio” Pasquale Festa Campanile aveva allora scelto la Laura, ancora sconosciuta, e voleva presentarmela. Io ero stanco, andavo alla media di cinque film all’anno e gli dissi che l’avrei incontrata sul set il primo giorno di lavoro. Quando la vidi manifestai a Pasquale la mia delusione. E lui: “Aspetta di vederla nuda”. Aveva ragione».
Ma lei si sentiva bello?
«No, affatto. Ho capito di piacere, però, quando a Palermo, sull’autobus, c’era sempre qualcuna che mi si metteva vicino, ma molto vicino, e qualcun’altra che mi guardava mostrando di gradire, I registi dicevano che avevo una faccia espressiva, che parlavo con gli occhi e sprizzavo energia».
In Sicilia l’ “homo eroticus” si è estinto?
«Ma che dice, io sono palermitano e, come tutti i palermitani, sono più maschio degli altri».
Ma va, esagerato…
«Negli anni ’70 i film della commedia erotica all’italiana erano provocatori ma non sono stati capiti, né dagli uomini, né dalle femministe. I personaggi che interpretavo testimoniavano le difficoltà dell’uomo, stupido, di fronte alla donna. La sua inadeguatezza, la sua fragilità. Voi non cercate sesso ma amore, noi siamo il seme ma voi la natura. Siete tutto. E decidete sempre voi».
Avrebbe sposato una femminista?
«L’ho fatto. Mia moglie, femmina femminista, che mi ha amato ed è stata con me per 57 anni. Con lei studiavo pure i copioni, poi le chiedevo: “Lucia, sto parlando o sto facendo l’attore”. E lei: “Stai parlando”. E io ero felice».
Torniamo alle attrici, altro genere, però: Delia Scala, sua partner in «Signore e signora»…
«Quel programma faceva 22 milioni di telespettatori e lei era una donna straordinaria, inarrivabile. Resterà sempre nel mio cuore».
«L’amore non è bello se non è litigarello…», cantavate.
«Le litigate non possono mancare in una storia. Ho avuto delle avventure con qualche collega, ma rapidissime, non ho mai messo su una doppia vita. Tornavo sempre, volentieri, a casa. Ho beccato solo tre schiaffoni da Lucia: i sentimenti li ha gestiti lei, con il desiderio di tenermi con sé a ogni costo».
Si dice che adesso abbia una nuova compagna…
«Ogni tanto mi accompagno a qualcuna che s’innamora dell’attore, ma non è l’amore, non è Lucia. Lei me la porto addosso continuamente, è sulla mia spalla».
Oggi, a quasi 82 anni, si sente solo?
«Talvolta. Quando è morta mia moglie ho urlato come una bestia».
Desidera qualcosa?
Sono assolutamente pacificato col mondo, non ho mai invidiato né odiato nessuno. Sono una persona perbene. E sono palermitano, siciliano e italiano».
E non europeo? Già, lei ha una esperienza a destra…
«Ma che europeo, stiamo morendo tutti, non abbiamo più un euro, siamo sempre più vicini alla povertà. Però amo tutto ciò che è italiano e quando sono in giro per il mondo, non vedo l’ora di tornare. Roma è piena di tutto, Palermo è piena di… palermitani».
Lo dice in senso negativo?
«No, anzi penso all’emozione provata al Festino dello scorso anno: mi hanno detto che c’erano oltre 200 mila persone».
La prima cosa che fa appena torna a Palermo è…
«Mangiare pane e panelle».

Caricamento commenti

Commenta la notizia