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I pupi di Cuticchio da Parigi tornano a Palermo dopo 54 anni: ora c'è il libro

Torna a casa, pupo. E così, cinquantaquattro anni dopo la trasferta in terra di Francia per lo spettacolo all’Ambasciata italiana a Parigi, Gano di Magonza Merlino, Rampaldo, Turpino e gli altri cinquantasette pupi appartenuti a Giacomo Cuticchio, hanno riabbracciato Mimmo che, con il fratello Guido, nel 1971, ha fondato a Palermo il gruppo Figli d’arte Cuticchio. La storia dei pupi paladini, saraceni e paggi, oltre a quelli di «nuova generazione», è raccontata in un meraviglioso volume, Pupi dispersi, pupi ritrovati stampato dall’Associazione Figli d’arte Cuticchio.

Il libro non ha prezzo perché non è in vendita, ma le scuole e gli insegnanti possono averlo gratuitamente così come le biblioteche e le associazioni culturali rivolgendosi al laboratorio teatrale di via Bara all’Olivella a Palermo.

In realtà, come Elisa Puleo scrive nell’introduzione, «la passione di Mimmo Cuticchio per il Teatro dei pupi va ben oltre lo spettacolo, intrecciandosi indissolubilmente con la vita. Una passione che è un moto dell’anima: non oggetti di spettacolo ma personaggi reali». Ma, se anche i pupi so piezz 'e core, questo non significa che debbano stare solo in bella mostra, a farsi ammirare. «Proprio, no – dice papà Mimmo – ora tocca a loro lavorare. Io la mia parte l’ho fatta».

In effetti, già da quel lontano 1967, lui a quei pupi lasciati al teatrino presso la Librarie 73 di Parigi, ha sempre pensato, coltivando la speranza di farli ricongiungere con gli altri «parenti« che affollano le pareti del laboratorio e del teatro di via Bara all’Olivella. Dopo la parentesi francese, in realtà, i pupi, accuditi dall’intellettuale pugliese Enrico Panunzio, erano stati trasferiti a Molfetta, sua città natale. Ma l’intesa tra Mimmo e i suoi pupi di famiglia non s’è mai interrotta: in occasione di qualche tournée in Puglia della compagnia Figli d’arte, non era mancata l’opportunità di rivederli e riabbracciarli. Alla morte di Panunzio, nel 2015, i figli Antoine e Stephanie, pur essendo abituati da sempre alla loro presenza, capiscono che «la vera dimensione di quei manufatti era quella del palcoscenico» e che il loro posto ideale non poteva che essere il teatro di Mimmo Cuticchio. «Parigi era stata un sogno, dal quale mi risvegliai bruscamente – scrive Cuticchio – col pensiero costante per quei pupi rimasti nella capitale francese. Li rividi anni dopo durante una tournée in Puglia, dove Panunzio ormai in pensione si era trasferito. Erano molti di più di quelli che avevamo lasciato a Parigi nel 1967».

La speranza che le marionette tornino nel piccolo teatro di Palermo non ha mai abbandonato Cuticchio che, due anni fa, ha riportato sul suo palcoscenico i pupi che i figli di Panunzio gli restituiscono. Ma, dopo tutto quel tempo, sono in pessime condizioni. Le imbottiture, infatti, erano «diventate stracci infradiciati e inutilizzabili» e le stoffe rovinate da parassiti. Inizia quindi un amorevole restauro per quei pupi che, come figli, sono tornati a casa dal padre. Con la costumista e scenografa del teatro, Tania Giordano, l’oprante ridona corpo e vita ai pupi ritrovati. E questo libro, grazie anche alle belle foto di Alessandro D’Amico, ce li mostra in tutta la loro magnificenza, anzi, ce li presenta uno ad uno. Dopo il restauro di cinquantasei di quei sessantuno pupi (tra cui Carlo Magno, Orlando, Rinaldo e il suo cavallo Baiardo, il conte Rampaldo e un satiro a tre teste), Mimmo non nasconde la felicità di riaverli a teatro: simboli di tradizione secolare e storia collettiva, pronti ad emozionarci oggi, come sempre.

Le foto sono di Alessandro D'Amico.

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