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Natale, il baglio Castellana di Valledolmo si anima con il presepe vivente

Il presepe vivente che mette insieme scuola e territorio. È l'iniziativa messa in scena a Valledolmo dall’Istituto Comprensivo “Alia -Roccapalumba-Valledolmo”.

Circa cento alunni frequentanti le classi quinte della scuola primaria e tutte le classi della secondaria di primo grado hanno lavorato per un mese attivando, nell’ambito del progetto “Orientamento e continuità”, un processo di ricerca di mezzi, utensili, costumi, oggetti del passato valledolmese per incastonarli all’interno dell’antica location del “baglio Castellana”, un luogo tanto antico quanto suggestivo, attorno al quale sin dagli inizi dell’Ottocento pulsava la vita del vecchio feudo “Castelnormanno”.

Il palazzo, che domina la piazza principale del paese, era infatti dapprima la residenza degli antichi fondatori e, dopo 150 anni, dei Castellana. Oggi è abitato da sette famiglie che nel corso dei secoli lo hanno acquisito e custodito. Fra questi i fratelli Luigi e Giovanni Gugino che, per l’occasione, hanno messo a disposizione parte dei pianterreni della casa signorile, un tempo adibiti a cantina, palmento, magazzini, fienili e stalle. Un patrimonio edilizio che il tempo non ha scalfito, trasformato in questi giorni in uno scenario perfetto per riprodurre venti scene di vita quotidiana e contadina che, nell’immaginario collettivo, orbitavano attorno alla grotta della sacra Natività.

“Il presepe ci presenta l’evento dell’incarnazione che con stupore e meraviglia rammenta al nostro cuore e al nostro spirito l’amore di Dio per noi – ha detto il parroco don Sandro Orlando durante la sua riflessione  nel giorno dell’inaugurazione della sacra rappresentazione –. Il Dio che si fa uomo è storia sempre viva che nasconde in sé un messaggio mai in declino, perché vivo ed attuale”.

E così, nel visitare il presepe vivente (aperto oggi e venerdì dalle 17) attorno alla scena principe della Natività, ci si imbatte nei pastori intenti ad accudire gli agnellini e a preparare formaggi, nel calzolaio e nel falegname impegnati a riparare vetusti calzari e a piallare il legno da modellare. All’interno del palmento, poi, a dominare è il forte ed inebriante odore del vino dell’osteria “A lu bagghiu”, dove il visitatore ammira alcuni avventori che attorno al tavolo giocano a carte e che non disdegnano di sorseggiare bicchieri di vino rosso versati dalla bella ostessa.

All’esterno del baglio, nel cortile dove ancora oggi esiste un pozzo che raccoglie l’acqua sorgiva proveniente dalle pendici della catena montuosa sovrastante il paese, le scene si alternano tra lavandaie e verdurai, portatori di acqua e di lanterne con il sottofondo musicale di tre anziani suonatori. In altre stanze interne del maestoso palazzo, pullulano le attività domestiche della civiltà contadina, dalla pulizia dei legumi alla preparazione di pane e dolci in cucina, dalla massaia che schiaccia le olive e le mandorle alle stiratrici e alle ricamatrici al telaio e al “tombolo”, alle donne intente a filare e lavorare la lana. Particolare, nei suoi dettagli, l’alcova con il letto e la “naca” con un neonato, nonché l’antico girello, i vasi da notte, “lu cantaru” e la “sputacchiera”.

“La ricostruzione degli ambienti del presepe vivente, curata in ogni minimo particolare, con utensili e attrezzi originali, resa possibile dall'impegno, senza riserve, dei docenti, - dichiara la dirigente scolastica Adriana Iovino - permette ai ragazzi di "rivivere" una dimensione di vita della nostra storia, segnata, sì, dalla fatica della vita quotidiana e lavorativa, ma anche dal valore sostanziale dato alla persona, alle relazioni, al tempo "lento", alle cose stesse che avevano vita duratura. La rappresentazione vivente della Natività ha tutti i connotati di un museo-etnoantropologico" che non appartiene solo alla scuola, ma a tutta la comunità, sia per la collaborazione attiva di genitori, nonni, cittadini, artigiani, parrocchia, amministrazione comunale, associazioni locali, ex alunni , sia perché espressione della storia e della cultura in cui il territorio si riconosce”.

Preziosa la collaborazione dei genitori che hanno reperito molti degli utensili esposti e realizzato gli abiti di un tempo, in gran parte riciclati ed adattati. Un lavoro faticoso ma gratificante quello dei docenti impegnati nel progetto, bravi ad armonizzare le variegate forze associative locali e a “guidare” la macchina organizzativa di un evento unico nel suo genere.

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