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“Un Ballo in maschera”, al teatro Massimo la prima di Verdi

PALERMO. Un allestimento storico di Pier Luigi Samaritani riprogettato, in modo insieme filologico e creativo, dal regista Massimo Gasparon. È “Un Ballo in maschera” di Verdi che debutta domani, martedì 19 maggio alle 20.30, al Teatro Massimo di Palermo. Sul podio Paolo Arrivabeni; coreografia di Amedeo Amodio; luci di Andrea Borelli; scene e costumi appunto di Samaritani; Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo; allestimento del Teatro Regio di Parma.

Un Verdi “sperimentale”, all’insegna del rinnovamento, quello del melodramma in tre atti che debuttò il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma al termine di una serie di vicessitudini dovute alla censura borbonica e papalina. Censura dovuta al fatto che la vicenda narrata per primo dal francese Eugéne Scribe, celebre librettista di grand-opéras, e poi ripresa da Antonio Somma – librettista per Verdi – si ispira a un fatto realmente accaduto, ovvero l’omicidio di Gustavo III di Svezia, sovrano illuminato ucciso nel 1792 da un rappresentante dell’aristocrazia tradizionalista.

Un soggetto “caldo”, soprattutto a pochi giorni dal fallito attentato a Napoleone III.  Ecco allora che, dopo le richieste di modifica dell’opera da parte della censura borbonica considerate inaccettabili da Verdi, il debutto dal San Carlo di Napoli si spostò a Roma con il compromesso di trasferire l’azione a Boston, nel lontano Massachusetts, alla fine del XVII secolo. Eppure, paradossalmente, l’opera si incentra sul sentimento amoroso, mentre i temi politico-sociali, che pure sono presenti, passano in secondo piano.

E anche l’ambientazione americana sfuma, in un tempo e in luogo eterno e disancorato da veri riferimenti storici. In primo piano c’è il triangolo sentimentale tra il governatore Riccardo, conte di Warwick, il suo amico e primo ministro Renato, e la moglie di lui Amelia. Il generoso Riccardo finirà ucciso dall’amico mentre lo rassicura sulla fedeltà coniugale di Amelia, che pure lo riama.

Sullo sfondo c’è la “politica”, con i congiurati Samuel e Tom di sapore shakespeariano, mentre tutto è pervaso da un’atmosfera gotica con la maga Ulrica che predice sventure. Un Verdi innovatore, che, dopo la trilogia “romantica” del Rigoletto-Trovatore-Traviata, inizia una ricerca delineando grandiosi sfondi storici, scavando sottofondi psicologici e intrecciando toni e generi diversi. Sebbene anche “Un Ballo in maschera” sia pervaso da un profondo humor, “non c’è musicista che dia così potentemente come Verdi  il sentimento di un inesorabile dissidio fra le forze oscure della personalità dell’uomo e la sua posizione nel mondo, e più ancora fra il suo agire e le conseguenze delle sue azioni, ossia la meccanica degli eventi; dissidio tragico perché fondamentalmente ingiustificabile e ingiustificato”, come scrive Gilles De Van nel libretto di sala. Per il regista Gasparon (peraltro vincitore nel 1999 del Premio Samaritani come migliore scenografo emergente) una sfida, quella di riprendere in mano un allestimento storico, “ripulendo e completando” le belle scene di 35 anni fa. La prima rappresentazione di “Un ballo in maschera” al Teatro Massimo è il 29 aprile 1908, l’edizione più recente è quella andata in scena  a giugno del 2006.

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