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Gli occhi impauriti dei migranti nei clic di Igor Petyx - Foto

«Amare senza confini» è la mostra del fotografo Igor Petyx che racconta il dramma degli sbarchi e la solidarietà. La mostra è organizzata dalla Prefettura e dalla Croce Rossa. Rimarrà allestita fino al giorno 12

PALERMO. Visi sofferenti, affaticati, segnati dalla paura di quel viaggio che sarebbe potuto anche essere l’ultimo. Piedi scalzi, occhi pieni di paura. Queste le immagini del fotografo palermitano Igor Petyx che raccontano lo «sbarco» nella sua drammaticità umana.

«Amare senza confini» è la suggestiva mostra fotografica di Petyx, organizzata dalla Prefettura e dalla Croce Rossa, che resterà aperta al pubblico fino a venerdì 12 nella sala Dalla Chiesa di Villa Whitaker, sede della Prefettura. Cento scatti che raccontano l’arrivo dei migranti a Palermo nel 2014 e la macchina della solidarietà che da subito si è messa in moto per accoglierli, sotto la guida del prefetto Francesca Cannizzo. Uomini, donne, bambini che, in quei barconi della speranza, sono arrivati nelle coste italiane in cerca di un futuro lontano da guerre, persecuzioni e povertà, rischiando l’unica cosa che avevano, la loro vita.

Un percorso fotografico fatto di storie terribili ma anche di sogni e tanta solidarietà, che fa comprendere come ognuno di noi appartenga ad un un’unica razza: quella umana. E ciascuno, nel suo piccolo, con le proprie risorse e le proprie capacità, può fare qualcosa per aiutare chi ha bisogno. È questo che raccontano le immagini di Petyx: dolore profondo, paura, sofferenza negli occhi di chi è scampato alla morte, e amore e carità da parte di tanti volontari dal cuore grande. All’inaugurazione della mostra, che si è tenuta giovedì scorso in Prefettura, hanno partecipato le autorità locali, civili, militari e religiose perché così come ribadito più volte dal prefetto Cannizzo: «Tutto è stato possibile grazie ad un lavoro di squadra dove ognuno ha fatto la sua parte lavorando in sinergia con gli altri e oggi possiamo dire che Palermo si è confermata città dell’accoglienza».

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