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Palermo, i beni non sono dei boss Graviano: in appello cade la confisca e tornano ai proprietari

Erano indicati come prestanome, ma la tesi non ha retto. Restituiti impianti di carburante, un parcheggio, alcuni terreni

Le accuse dei collaboratori di giustizia e le ricostruzioni patrimoniali su alcuni beni riconducibili ai boss di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Graviano, condannati all’ergastolo per le stragi del ‘92, non reggono in appello e la quinta sezione per le misure di prevenzione presieduta da Giacomo Montalbano revoca diverse confische di beni per diversi presunti prestanome. I risultati delle indagini, avviate nel 2011 e sfociate nei sequestri e poi, nel 2018, nella confisca di primo grado, sono stati ribaltati. Così, per diversi titolari di distributori di benzina, parcheggi e immobili adesso è arrivata la restituzione dei beni congelati per oltre un decennio.

Nel decreto della Corte d'appello vengono respinti i ricorsi dei fratelli Graviano e di Giorgio Pizzo, ritenuti un tempo i reali intestatari dei beni e che vengono condannati al pagamento delle spese legali, ma per i quali non era scattato alcun provvedimento di sequestro e che all’epoca si erano detti estranei alle contestazioni.

Un servizio di Virgilio Fagone sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi

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