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Mafia a Palermo, i soldi dei boss dell'Acquasanta investiti nel caffè: 4 condanne e un'assoluzione

Le mani della mafia sul business del caffè. Dopo le indagini e gli arresti arrivano quattro condanne con il rito abbreviato nei confronti dei boss dell'Acquasanta di Palermo.

Il gup Nicola Aiello ha accolto le richieste del sostituto procuratore Dario Scaletta e ha condannato a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni Gaetano Pensavecchia, titolare della "Cafè Moka Special di Pensavecchia Gaetano snc", azienda sequestrata, a 2 anni e 8 mesi ciascuno a Filippo Lo Bianco (58 anni), Michele Ferrante (38 anni) e Rita Fontana (33 anni). Assolto, invece, Domenico Passarello perché il fatto non sussiste. Passarello era accusato di aver versato 25 mila euro in tranche da 5 mila euro ai tre fratelli per la vendita di un immobile in via Gulì a lui intestato fittiziamente.

Gli affari col caffè sarebbero stati al centro delle attività criminali dei fratelli Gaetano, Angelo e Giovanni Fontana, figli di Stefano, lo storico boss morto nel 2012 e all'epoca dei fatti residenti a Milano dove erano ufficialmente dipendenti di uno studio commercialista.

Secondo gli inquirenti, il ruolo dell'imprenditore Pensavecchia sarebbe stato quello di riutilizzare, nel 2014, il denaro della famiglia dell'Acquasanta nella propria azienda, ovvero circa 150 mila euro. Un vero e proprio investimento, che avrebbe poi prodotto anche un profitto rientrati nelle casse dei Fontana attraverso Lo Bianco, Ferrante e Rita Fontana, sorella di Gaetano, Angelo e Giovanni.

L'inchiesta, che portò agli arresti nel maggio del 2019, era stata condotta dalla direzione distrettuale antimafia e dalla guardia di finanza.

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