PALERMO. «Sto predisponendo un provvedimento eclatante per dire che non si può tenere un atteggiamento superficiale al magazzino e al protocollo. Basta disattenzione, non la tolleriamo più». Lo dice sul Giornale di Sicilia in edicola Sergio Marino, presidente della Rap, la società che ha sostituito l’Amia nella gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti a proposito dei furti a raffica e dell’arresto di cinque dipendenti. «Mi amareggia sapere di un’azienda appena uscita dal fallimento, che riesce a pagare gli stipendi in regola, la cui tenuta è messa in discussione da qualche farabutto che la ritiene come una specie di terra di conquista. Le azioni scellerate di qualcuno mettono così in discussione il lavoro di tutti gli altri».
Dopo quasi un anno di indagini si è chiusa con cinque arresti e quattro misure di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria l’inchiesta sui furti a raffica nell’azienda di igiene ambientale. Ai domiciliari per peculato sono finiti Antonio Cardinale, 56 anni; Giovanni Di Franco, 57 anni; Carmelo Iacò, 57 anni; Francesco Mancuso, 59 anni e Salvatore Messina, 52 anni, tutti residenti tra Brancaccio e via Messina Marine, tranne Di Franco che abita in via Perez. Il gip ha poi disposto la misura dell'obbligo di presentazione alla pg per Accursio Cacciabaudo, 52 anni; Rosario Giglietti, 57 anni; Maurizio Lanzarone, 57 anni e Girolamo Iacò, figlio di Carmelo, 29 anni, tutti tranne quest'ultimo dipendenti della Rap.
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