Un umanoide capace di dirigere i musicisti affinché le loro note possano suscitare emozioni ben specifiche in chi ascolta? A questa domanda sta provando a rispondere un gruppo di ricercatori del RoboticsLab del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo, diretto da Antonio Chella, sotto la responsabilità scientifica di Valeria Seidita, e alcuni colleghi dell’Università di Reggio Calabria.
Assieme agli 11 conservatori di Sicilia, Sardegna e Calabria, hanno ottenuto un finanziamento di 6 milioni di euro dal ministero dell’Università e della ricerca per il progetto Music4D.
«Vogliamo promuovere - spiega Seidita - la cultura musicale del meridione d’Italia attraverso l’uso e l’integrazione delle nuove tecnologie nella produzione e nella fruizione artistica. Stiamo analizzando come l’interazione tra i robot ed i musicisti possa migliorare o aggiungere valore a tutto quello che è creatività acustica e musicale».
«L’idea di fondo - continua Chella - è quella di aprire i conservatori alle nuove tecnologie, e quindi utilizzare i sistemi robotici in un ambito artistico». Chella nel 1998 ha già dato vita a Nao, il primo umanoide in grado di provare emozioni, che la scorsa settimana, per la prima volta, si è esibito nella direzione di un quartetto jazz, nel tentativo di suggerire ai musicisti quale stato emotivo avrebbero dovuto tradurre in musica. I ricercatori stanno provando a ribaltare il principio che le macchine, pur se dotate di intelligenza artificiale, non sono in grado di provare emozioni.
«Gli studi sulle emozioni provate dall’IA - spiega lo scienziato di Unipa - stanno prendendo molto piede a livello internazionale. È l’affecting computing, che si propone di realizzare calcolatori in grado di riconoscere ed esprimere emozioni. E noi stiamo cercando di capire in ambito musicale come tutto ciò possa essere utilizzato. L’emozione è una componente essenziale dell’intelligenza. Studi hanno dimostrato come siano anche le emozioni a guidare la nostra vita, non è solo l’intelligenza a farlo».
«Nel robot abbiamo implementato un modello emozionale molto semplice per consentirgli di interagire con i musicisti - spiega Seidita -. Prevede 7 ambiti emotivi principali: tristezza, ira, serenità, rabbia, nervosismo, paura, felicità. Ad ogni stato emotivo corrisponde un determinato stile musicale. In base all’emozione provata, il robot darà indicazioni ai musicisti affinché adeguino l’esecuzione del brano, così da mantenere quel particolare mood o per modificarlo».
«Cerchiamo di interpretare in musica i 7 ambiti emotivi principali che il robot ci suggerisce - spiega il pianista Giuseppe Vasapolli, che assieme al contrabbassista Fabio Crescente, al violinista Mauro Carpi e al batterista Paolo Vicari, hanno interagito con Nao seguendone le indicazioni -. Abbiamo sfruttato il linguaggio jazzistico, che prevede una interpretazione collettiva che utilizza il sistema dei 7 modi musicali, ionico, dorico, frigio, lidio, misolidio, eolio, locrio, ognuno dei quali veicola una specifica emozione. D’altronde i modi musicali sono alla base dei linguaggi musicali utilizzati dai compositori nelle colonne sonore dei film.
In base alle indicazioni di Nao - continua il musicista - adegueremo l’utilizzo delle scale, o dei tempi, per esprimere il mood richiesto. Il robot ci aiuterà a capire se la nostra esecuzione sta generando proprio quelle emozioni che vogliamo suscitare nell’ascoltatore, o se dobbiamo modificare la nostra esecuzione».
Il debutto di Nao è avvenuto presso gli Indigo studios. «Un primo esperimento perfettamente riuscito - conferma la professoressa Seidita -. Mettiamo robot e nuove tecnologie a servizio dell’arte, per aprire i conservatori a nuovi metodi espressivi. Nell’arco dei prossimi due anni tutte le attività si svolgeranno in diverse aree del pianeta: Australia, America Latina, Vietnam, Stati Uniti, Cina, Mediterraneo e Sud Pacifico (Isole Fiji, Polinesia, Micronesia).
Nella foto un robot alla direzione di una jazz band palermitana: l'umanoide Nao con il violinista Mauro Carpi e il batterista Paolo Vicari
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