Vincere aiuta a ritrovare certezze e fiducia nei propri mezzi, soprattutto se alle porte c’è un play-off da disputare con un fattore campo da difendere: il Palermo ci arriva chiudendo il campionato con una vittoria a Bolzano più bella per ciò che significa che per come è arrivata, ma mai come stavolta i tre punti valevano di più del bel gioco. Il primo assalto della Sampdoria, quello al sesto posto, è stato respinto; ora andrà ricacciato indietro anche quello alla semifinale play-off contro il Venezia, ma per farlo Mignani dovrà capire innanzitutto con quale modulo scendere in campo venerdì.
Al Druso il tecnico ha accantonato il 3-5-2 delle precedenti settimane a favore del 3-4-2-1, che gli ha consentito di accorciare le distanze tra centrocampo e attacco: non è chiaro se tale scelta dipenda dalle tantissime assenze tra i rosa (agli infortunati di lungo corso Di Mariano, Vasic, Coulibaly e Aurelio si sono aggiunti Gomes e Ceccaroni, ma il loro stop è di breve entità) o dalla volontà di dare discontinuità rispetto alle gare recenti, ma è stata comunque una mossa vincente perché il Palermo ha ritrovato i tre punti dopo due mesi esatti.
Le note liete arrivano dalla gestione difensiva e dalla spinta sulle fasce, soprattutto a destra dove Diakité ha fatto il bello e il cattivo tempo; anche il centrocampo ha retto abbastanza bene, anche se al Südtirol mancava lì in mezzo la qualità di capitan Tait. Da rivedere invece la fase offensiva: i rosa hanno tenuto un ritmo piuttosto basso per tutti i 90’, ma contro la Sampdoria serviranno più corsa e soprattutto cinismo. Brunori ha avuto una sola palla gol ma l’ha sbagliata clamorosamente, provando un inutile pallonetto anziché servire Di Francesco libero accanto a sé; il numero 17 e Insigne, che per la prima volta in stagione hanno giocato alle spalle della punta anziché al suo fianco, hanno creato pericoli soprattutto con il movimento senza palla a liberare i compagni sulla fascia, mentre le iniziative nate dai loro piedi sono davvero poche.
Al momento appare improbabile che Mignani possa confermare loro tre come pacchetto offensivo nella sfida di venerdì. Insigne (che ieri ha festeggiato il 30° compleanno) non giocava titolare dalla gara con il Bari del 2 febbraio, da lì in poi ha giocato 104’ (recuperi esclusi) in 15 partite; Di Francesco è stato schierato per la prima volta più avanzato rispetto alla linea dei centrocampisti e dovrebbe essere confermato nell’undici iniziale, ma i dubbi sul suo ruolo verranno sciolti solo a ridosso del match con i blucerchiati.
L’ago della bilancia sarà il rientro di Gomes, che darà più equilibrio a centrocampo. Lui e Segre hanno ottime possibilità di esserci dal primo minuto, mentre a restare fuori sarà uno tra Ranocchia, Di Francesco e Soleri: contro il Südtirol ha pagato dazio il numero 27, che però con l’Ascoli era stato tra i migliori in campo e può essere un’arma letale per creare superiorità numerica là davanti contro la giovanissima (e per certi versi inesperta) difesa di Pirlo. L’ex centrocampista dell’Empoli sta pian piano ritrovando la forma migliore dopo l’infortunio che lo ha tenuto fuori un mese e mezzo: nel primo tempo del Druso era tra i più ispirati, ma la sensazione è che se giocasse qualche centimetro più avanti potrebbe fare molto male; non a caso, le sue 4 reti in campionato sono tutte arrivate quando è stato schierato trequartista.
Il numero 17 sarà invece chiamato a sfoggiare talento e leadership in una sfida estremamente delicata: a Palermo ci si aspettava molto di più dei 5 gol con cui ha chiuso la stagione e ora l’auspicio è che possa ripetere la parabola di Floriano, autentico trascinatore nei play-off del 2022.
Se con il modulo a due punte (sia esso 3-5-2 o 3-4-1-2) uno tra Ranocchia e Di Francesco sembra destinato a rimanere fuori, lo stesso potrebbe non avvenire qualora Mignani riproponesse lo stesso modulo visto al Druso (3-4-2-1): in quel caso infatti il numero 14 andrebbe a sostituire Insigne, con il suo posto in mediana occupato da Gomes e Soleri ad accomodarsi in panchina; altre soluzioni, come l’impiego dal primo minuto di Traorè o la riproposizione di Henderson alle spalle di Brunori, non sembrano al momento contemplate.
Il tecnico spera inoltre di vedere un’infermeria più vuota, al fine di avere una panchina più profonda durante i play-off: aver vinto la prima gara in rosanero ha rinforzato in lui fiducia e consapevolezza, ma adesso in tutte le partite il minimo errore rischia di essere pagato a carissimo prezzo.
Nella foto di Tullio Puglia i giocatori del Palermo esultano dopo la vittoria al Druso
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