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Il Circolo della Vela e Bruni, Luna Rossa è... palermitana

Il guidone del club di Mondello sull’imbarcazione che parteciperà all'America’s Cup. «Checco» sarà ancora al timone con Spithill

Luna Rossa Prototype

Vincere la Coppa America nel nome dell’Italia e di Palermo. Il varo del nuovo catamarano AC75 di Luna Rossa a Cagliari lancia il team verso la corsa al traguardo che durerà sei mesi. Barche che volano sull’acqua con una tecnologia sempre più spinta che le avvicina ai bolidi di Formula 1. Concepita dai tecnici del Team Prada Pirelli, costruita nei cantieri Persico di Nembro (Bergamo) con settantamila ore di lavoro, con 75 persone impegnate tra progetto e realizzazione, 3.500 metri quadri di fibra di carbonio. Budget di tutta l’operazione Coppa America: 90 milioni di euro.

È la terza sfida in acqua nel nome del guidone azzurro crociato in giallo del Circolo della Vela Palermo, più l’edizione 2017 alla quale il team rinunciò per protesta contro il cambio delle regole. E palermitano è uno dei timonieri di Luna Rossa, Francesco «Checco» Bruni, che farà coppia ancora con Jimmy Spithill. «Siamo con Luna Rossa dal 2010 - dice Agostino Randazzo, presidente del Circolo della Vela, sodalizio che ha 91 anni di vita – e, dopo la finale di tre anni fa, stavolta l’obiettivo è chiaro, vincere la Coppa. È finita la parte teorica e tocca agli allenamenti in mare. Siamo in gruppo di club prestigiosi: il New York Yacht Club ha detenuto la Coppa per i primi 142 anni, il Royal New Zealand Yacht Squadron ha vinto quattro Coppe, la Société Nautique de Genève due Coppe e poi c’è il Royal Yacht Squadron, il club della monarchia britannica». Quinto sfidante la Societe Nautique de Saint-Tropez (Francia).

Una competizione prima tecnologica e poi umana. La nuova Luna Rossa, dallo scafo argentato, la prua affilata e quasi piatta all’altezza dei foil, ovvero le ali che permettono di volare sull’acqua e sono ancora segrete, essendo stata varata con quelli del 2021. «È un gioiello del made in Italy - dice Randazzo - essendo interamente progettata nel nostro paese. A differenza delle altre barche, la nostra non è ideata da un cantiere, ma progettata dal team con l’aiuto dell’industria. Gli americani sono legati ad Airbus, gli inglesi collaborano con la McLaren, gli svizzeri con la Red Bull. Lo skipper Max Sirena ha scelto la centralità progettuale del team. Alla barca serve capacità idrodinamica e aereodinamica perché vola sull’acqua fino a 50 nodi e c’è tanta meccatronica nello scafo».
La nuova Luna Rossa è stupenda, dimagrita di una tonnellata su otto, di cui 250 chili dipendono dalla riduzione dell’equipaggio da undici a otto elementi. Nel team sono altri due timonieri giovani in modo da dare una continuità futura. Novità dell’edizione 2024 è lasciare la Nuova Zelanda per disputare le finali a Barcellona. «Auckland sorge su uno stretto, molto protetto, Barcellona è sul mare aperto mediterraneo. C’è un’onda lunga diversa. I defender stavolta hanno il vantaggio di conoscere prima la barca».

Come in F. 1 si discute di quanto conta il fattore umano e quanto la tecnologia. «Amo la vela tradizionale – conclude Randazzo - ma non posso che ammirare una tecnologia che permette a Luna Rossa di andare a 50 nodi con 10 nodi di vento. Vincere l’America’s Cup è un obiettivo difficile perché il mezzo è decisivo. Se però in finale le barche sono in equilibrio dal punto di vista tecnologico, decide il fattore umano. La tattica di regatare in fondo è sempre la stessa, come mostra il fatto che timonieri come Burling, Spithill e Bruni erano campioni già con le barche tradizionali».

Appuntamento a Barcellona: le regate preliminari (di allenamento) dal 22 al 25 agosto; poi Vuitton Cup dal 29 agosto al 7 ottobre per stabilire chi sfiderà in finale i campioni di New Zealand dal 12 al 21 ottobre.

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