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Palermo, porta della palestra incendiata: dagli allievi un contributo per pagare i danni

Gli allievi della palestra Cannata di Palermo

Una autotassazione simbolica come risposta all’incendio doloso che la settimana scorsa ha colpito la palestra del maestro Salvo Cannata in via Franz Lehar a Palermo. Così, gli allievi dell'associazione Cannata boxe team hanno deciso di reagire all’atto che si suppone sia una intimidazione: alcune bombole di camping gas hanno fatto esplodere la porta di ingresso della struttura. Fatto che spingerebbe gli investigatori sulla pista del rogo doloso.

Fortunatamente, nessuna conseguenza alla struttura interna, visto che il rogo ha colputo solo la porta a vetri esterna della palestra. I danni ammontano a poche centinaia di euro, che i ragazzi hanno deciso di pagare con una donazione spontanea, dando una mano al maestro. «Siamo una grande famiglia - spiega Ciccio Gangi, che da oltre dieci anni frequenta la struttura nella zona di via Galileo Galilei -. Il maestro Cannata è un vero padre per tanti. Ci sono tantissimi ragazzini, magari con un passato difficile, che qui hanno trovato un’ambiente sano, con valori sportivi che allontanano da cattive abitudini o cattive compagnie. E il maestro per loro rappresenta un vero e proprio punto di riferimento».

La palestra è frequentata da gente di ogni età, a partire dai bambini di 7-8 anni: «I più piccolini sono quelli maggiormente legati a Cannata - prosegue -. Gli vogliono molto bene. I ragazzi, una volta usciti da scuola, vengono qui con ancora gli zaini e tutto il materiale e rimangono fino alla chiusura. A volte è anche difficile chiudere in orario - aggiunge ridendo -. Il legame che si crea è forte e alcuni di loro, per passione, scelgono anche di diventare professionisti. Abbiamo tanti campioni, ragazzi dilettanti e professionisti, tutti accomunati da questo spirito e questo legame speciale».

E proprio da questi valori è partita l’idea dell’autotassazione: «Stiamo partecipando tutti - aggiunge Ganci -, ognuno sta facendo quel che può. Vogliamo lanciare un messaggio e cioè che siamo tutti una grande famiglia. La palestra ci appartiene e chi la colpisce, colpisce anche noi. E noi rispondiamo così, rifiutando e condannando gesti di questo genere».

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