«L'America’s Cup di vela a Barcellona? Sarà qualcosa di veramente fantastico. Tutti noi ricordiamo ancora l’esperienza vissuta a Valencia, nel 2007. Abbiamo parlato per mesi e mesi di alcune località, ma la sorpresa era dietro l’angolo: chi se lo sarebbe aspettato che la capitale catalana diventasse sede della prossima sfida?». Francesco Bruni è stato tra i protagonisti della più popolata Coppa America che la storia ricordi. In quella tiepida primavera valenciana di 15 anni fa, il velista palermitano, infatti, era già protagonista a bordo della Luna Rossa capitanata da Francesco De Angelis: la sua avventura con lo scafo targato Prada continua ancora oggi, fra onde anomale e ambizioni più o meno sommesse.
Quarantanove anni domani, «Checco» Bruni detiene un record prestigioso: è stato il primo timoniere non anglosassone della storia ad aggiudicarsi una regata della finale dell’America’s Cup. Accadde poco più di un anno fa, e qualche oceano più in là, ad Auckland, quando sfidò i neozelandesi a colpi di strambate, ma con un’altra «Luna»: quella capeggiata da Max Sirena.
Oggi il velista palermitano è già al lavoro per preparare l’avventura del 2024. «L'evento che venne organizzato a Valencia - è la previsione del timoniere Bruni - non è riproponibile, anche per una questione di barche. Quella fu l’edizione più seguita in assoluto. Quei numeri oggi sono impensabili».
A Valencia i team in lizza furono 12, più l’allora «defender» Alinghi, nell’edizione che verrà si può arrivare a 6. Al momento i sindacati iscritti sono quattro: Ineos Britannia (sfidante ufficiale), Alinghi, American Magic e Luna Rossa, oltre ai detentori di New Zealand. Si aspetta una sfida tutta spagnola, sul modello del team di Desafio del 2007. Il protocollo della Coppa America, ossia le regole dettate e studiate dal «defender», con la complicità dello sfidante ufficiale, prevede la conferma dei monoscafi volanti AC75, ma con meno uomini a bordo (non più 11, ma 8). Nascerà una Classe AC40, per facilitare l’ingresso di giovani velisti e veliste (proprio le donne) che verrà utilizzata nelle regate di avvicinamento alla finale.
«L'iscrizione di Alinghi è un segnale importante - spiega Bruni - ma anche la conferma che il format e le barche sono piaciuti. Speriamo che qualcun altro si aggiunga. Le barche di oggi sono più belle e spettacolari, l’ultima sfida deve avere affascinato molto, ma sono convinto che Barcellona non sarà da meno, anzi, ci attende una bellissima Coppa America. Conosco il campo di regata, sarà divertente».
Appuntamento per settembre-ottobre 2024: saranno quelle le settimane della finale. «Soprattutto a ottobre la brezza cala molto - fa notare Bruni -. Se avessimo gareggiato in primavera sarebbe stato diverso. In quel periodo la brezza è elevata, consistente; a settembre-ottobre, come avviene un pò in tutto il Mediterraneo, invece, l’effetto termico cala. Spesso si possono trovare condizioni di vento da terra, soprattutto a ottobre, e le folate possono essere consistenti, sia pure con il mare piatto. Le condizioni meteo saranno svariate e può esserci un pò di onda rispetto ad Auckland, perché regateremo in mare aperto. È una variante importante anche ai fini del design delle barche. Anche per questo è difficile prevedere favoriti».
Lo stesso vale per i «kiwi» che «hanno rinunciato - spiega Bruni - al fattore casa, preferendo anteporre la parte economica». «Resta il fatto - fa notare - che il “defender” è sempre il “defender”. Dal punto di vista logistico siamo avvantaggiati, perché arrivare a Barcellona è sicuramente meno complicato che trasferirsi ad Auckland. Sono convinto che i neozelandesi, a Barcellona, possono diventare più battibili».
La presenza di Alinghi fra gli iscritti è qualcosa che rende la selezione degli sfidanti un’incognita. Il team svizzero chiuse con il trofeo nel 2010, sconfitto da Oracle Usa, dopo le vittorie nel 2003 e 2007. «La presenza di Alinghi renderà più forti gli sfidanti, sicuramente alzerà il livello della competizione - l’opinione di Bruni -. Un parterre con Alinghi rende più competitiva la corsa per la finale: chi verrà fuori dalle selezioni sarà più competitivo».
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