Dal '70 al '78 padre Pino Puglisi fu parroco a Godrano, un paesino di montagna in provincia di Palermo, scosso da una faida che aveva causato diversi omicidi e con le famiglie divise da profondi rancori. In questo clima gelido, e non solo per l'altitudine, il sacerdote ebbe una profonda crisi di scoraggiamento. Ma con l'aiuto di alcuni amici e del movimento Presenza del Vangelo riuscì a ripartire fino a pacificare le coscienze e a trasformare l'intero paese. Alcuni fili rossi della sua attività pastorale si ritroveranno a Brancaccio: dall'attenzione per i bambini alla "purificazione" delle processioni popolari dalle offerte in denaro e dal devozionismo. Oltre che l’autoironia: agli amici che lo andavano a trovare diceva di essere diventato “il prete più altolocato della diocesi” visto che si trovava in montagna... Da subito don Pino percepisce la situazione difficile di quel paesino, solo 1000 abitanti, tanto difficile da avere qualche momento di sconforto fino a pronunciare parole dure come «la mia vocazione è in crisi, forse non so più fare il prete». Quali erano le sue preoccupazioni? Arrivare in un paese e non riuscire a coinvolgere la gente, portarla in chiesa. Con l’aiuto di alcuni volontari e amici, don Puglisi decide di cominciare dai bambini, e proprio questi ultimi sarebbero riusciti a dare la spinta utile a far uscire il paese dalla sfiducia e dall’odio che lo attanagliava. Ai ragazzi cominciò a parlare dello sguardo di Gesù che arriva al cuore degli uomini. In tante occasioni il sacerdote parlava del perdono e della tenerezza di Dio. Per esempio nelle giornate di ritiro in preparazione alla prima comunione, nell’affascinante località del Gorgo del Drago, richiamava la figura di Dio come Padre misericordioso che comprende tutte le mancanze e le debolezze degli uomini. A questo punto Puglisi si sente pronto ad osare anche con gli adulti e comincia a invitare i suoi amici, che arrivano in tanti da Palermo. Soprattutto chiede aiuto alle persone del movimento “Presenza del Vangelo” i quali con molto entusiasmo decidono di aiutarlo, certi, insieme, di riuscire nell'impresa. Si organizzano degli incontri in occasione dell'Avvento e della Quaresima, il primo con il tema del Perdono, utile per potere finalmente avviare un processo di ripresa del paese dilaniato da odi tra famiglie. Nasce così l'esperienza dei cenacoli presso le famiglie. In un primo momento sono poche le famiglie che si lasciano coinvolgere, poi negli anni aderisce all’iniziativa l'intero paese, fino ad arrivare alla esperienza delle “Settimane del Vangelo”. Forte di questa fiducia, don Pino comincia anche a cambiare il modo di far partecipare alla liturgia, per esempio abolendo l'uso della colletta durante la celebrazione e ponendo solo un cestino in fondo alla chiesa, per lasciare ciascuno libero di donare ciò che vuole o ciò che può (cosa che fece anche a Brancaccio). Successivamente il suo sforzo di rinnovamento arriva anche alle processioni della festa di San Giuseppe. Qui don Puglisi osserva una cosa molto curiosa: al passaggio della statua del santo, le varie famiglie infilano soldi nella fascia che l’adorna. Alla successiva processione lui invita i parrocchiani a portare le offerte in chiesa e ottiene così che quella abitudine pagana finisca. Il contributo di don Pino Puglisi è stato fondamentale, in quegli otto anni a Godrano, per la riconciliazione, il cammino di pace di tante famiglie. E' stato capace di far cambiare mentalità ad un intero paese.