Istituito il «Premio Giaccone per la legalità», destinato a medici e sanitari che abbiano fatto della legalità un principio irrinunciabile della loro pratica professionale e parte integrante dell’agire medico. Un riconoscimento che vuole trasformare in esempio attuale l’eredità morale di Paolo Giaccone, il medico legale ucciso dalla mafia l’11 agosto 1982. Ad annunciarlo è l’Ordine dei medici di Palermo e l’iniziativa affonda le radici nella proposta avanzata dal professore Adelfio Elio Cardinale, in occasione dell’anniversario dell’omicidio, attraverso le pagine del Giornale di Sicilia. L’idea nasce «per offrire alle nuove generazioni un riconoscimento che sia anche un invito concreto a vivere la professione con integrità e responsabilità, proseguendo l’esempio di un uomo che ha incarnato coerenza, rigore scientifico e coraggio civile». «Paolo Giaccone ha pagato con la vita la fedeltà alla verità e alla giustizia – ha detto il presidente dell’Omceo, Toti Amato, a nome di tutto il direttivo –. Con questo premio vogliamo che la sua eredità morale diventi stimolo e guida per chi sceglie di mettere la propria competenza al servizio esclusivo della comunità. È un modo per ribadire che la medicina non è solo scienza, ma anche scelta etica». Cardinale, nel suo testo pubblicato lunedì scorso sulle pagine del Giornale di Sicilia, parlava di Paolo Giaccone come «un faro per cittadini, medici e studenti» e suggeriva di istituire il premio «come segno di una sua continua presenza ed esempio di tutti i sanitari di Palermo, onorando chi, per l’etica del proprio comportamento, abbia reso concreto il giuramento di Ippocrate. Come Paolo Giaccone». Giaccone fu assassinato la mattina dell’11 agosto 1982, davanti all’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo, dove insegnava. Tre killer lo colpirono con cinque colpi di pistola per punirlo del rifiuto di modificare una perizia balistica che incastrava l’autore di quattro omicidi mafiosi, la cosiddetta «strage di Natale» del 1981. Nato nel 1929, medico legale di fama, docente e promotore della «cultura della donazione», era noto per le sue «passioni abituali»: onestà, onore, rispetto, rifiuto di corruzione e intimidazioni. Per Cardinale, che con lui aveva condiviso anni di lavoro, «parlare di Paolo è un dovere morale». Il premio vuole prolungare la sua presenza ideale e indicare ai giovani medici il valore di un impegno quotidiano, silenzioso ma imprescindibile: difendere la legalità con la stessa fermezza con cui si cura la vita.