Aveva imparato a vedere la luce dove gli altri vedevano solo ombra. A chiamare per nome chi, per troppi, era invisibile. Ora, il suo sguardo e la sua visione continuano a vivere in un fondo speciale che porterà il suo nome e sosterrà progetti di inclusione socio-lavorativa per persone con fragilità psichica. Mary Abate, assistente sociale del centro di salute mentale di Bagheria, è morta il primo agosto a 65 anni, stroncata da un male aggressivo che non le ha lasciato scampo. Per oltre trent’anni ha accompagnato chi vive ai margini lungo sentieri difficili, insegnando che l’aiuto non è un atto tecnico, ma un gesto d’amore, giustizia e responsabilità civile. «Mary non è stata soltanto un’assistente sociale. È stata una visionaria della cura - raccontano i colleghi e amici - capace di guardare oltre diagnosi ed etichette, oltre il silenzio e l’invisibilità». «Ha saputo costruire relazioni dove sembrava esserci solo frattura. Ha fatto spazio, nella burocrazia, nei servizi, nella mente degli altri a chi veniva sempre dopo, a chi era considerato troppo complicato, poco produttivo, inaccessibile. Ma per lei - ricordano- ogni persona era accessibile e ogni storia degna di essere raccontata». Per questo, amici e colleghi hanno deciso di trasformare il dolore in azione, lanciando una raccolta fondi per dare vita al fondo Mary Abate, destinato a innescare e sostenere progetti di inclusione socio-lavorativa, rivolti a persone con fragilità psichica. Chi l’ha conosciuta ricorda il suo modo irripetibile di esserci: amorevole, spregiudicata, autentica. «Durante la vita che hai tanto amato e per cui hai lottato fino alla fine - si legge in un testo a lei dedicato - ti sei circondata di anime belle che solo tu potevi sentire con la tua immensa sensibilità, ciascuno come uno strumento musicale di cui conoscevi le note più profonde e quando è arrivato il momento sei stata una grande direttrice d’orchestra, per l’ultima sinfonia della tua vita con noi». Un ricordo personale arriva anche da Valentina Rumeo, psichiatra e referente del centro di Bagheria: «Mary era un’istituzione al centro di salute mentale. Ha visto passare oltre ai pazienti del territorio, di cui custodiva la storia, i segreti, i turbamenti anche psichiatri, psicologi, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica e amministrativi - racconta -. Tutti al mattino arrivavano e facevano una sosta nella sua stanza prima che si aprisse la porta dell’ambulatorio. Era un tornado di energia, instancabile, sensibile e attenta agli altri. Prima di visitare un paziente a me sconosciuto chiedevo a lei che, sicuramente, ne conosceva la storia». La raccolta fondi è nella piattaforma www.eppela.com. Basterà cercare il nome di Mary Abate. L’obiettivo da raggiungere è raccogliere 9 mila euro. Il fondo si prefigge l’obiettivo di essere una memoria attiva, perché, come Mary insegnava, ogni persona, anche la più fragile, ha diritto al proprio posto nel mondo.