«Quando la medicina non riesce a intervenire, non possiamo chiudere gli occhi». Un frate cappuccino e un medico: il loro dialogo parte dalla convinzione che, quando una terapia psichiatrica non riesce a guarire chi è tormentato, si deve intervenire con un esorcismo. Quando non basta una diagnosi clinica per spiegare certe sofferenze, servono la fede e la preghiera. Parte da qui il convegno «Scienza e fede in dialogo», che si è svolto nella Sala Lavitrano del Palazzo Arcivescovile di Palermo, promosso dal Servizio regionale per la Pastorale Esorcistica delle Chiese di Sicilia; in apertura è stato presentato l’inno commissionato del Servizio regionale per la Pastorale Esorcistica delle Chiese di Sicilia, intitolato «Salva me!» scritto dalla compositrice Teresa Nicoletti.
A condurre il convegno fra Benigno, frate cappuccino ed esorcista delle Arcidiocesi di Palermo e Monreale, che ha invitato il mondo medico a superare i pregiudizi e a considerare la possibilità di un confronto. «Sono otto i dottori che collaborano con me in questa pastorale – ha spiegato –. A volte ciò che si manifesta nei nostri incontri non è spiegabile in termini clinici. Quando la medicina non riesce a intervenire, non possiamo chiudere gli occhi». Tra i casi raccontati, quello di Marianna (nome di fantasia), una donna con un passato segnato da traumi familiari e violenze, da anni afflitta da disturbi fisici e mentali inspiegabili. Secondo fra Benigno, i medici non erano riusciti a dare un nome al suo malessere. Durante gli esorcismi, ha raccontato, «si contorceva, parlava con voce non sua, pronunciava frasi in lingue mai studiate. Avvertiva dolori lancinanti e aveva reazioni violente al solo contatto con l’acqua benedetta o con un crocifisso».
In alcune sedute, ha raccontato il frate cappuccino, «la nuova personalità che emergeva rifiutava di chiamare Gesù per nome, usando solo il pronome. Diceva: “è mia, non te la do”, riferendosi alla donna. Quando io pregavo per benedire la sua famiglia, rispondeva gridando: “maledici!”. E quando invocavo lo Spirito Santo, urlava di dolore, come se bruciasse». Secondo fra Benigno si trattava di segni evidenti di una possessione. «Dopo un lungo percorso – ha concluso – Marianna è guarita. Non ha più avuto sintomi, senza ricorrere a farmaci né a terapie psicologiche. Per me è stata una conferma: non era una patologia».
È solo un caso tra quelli raccolti nel libro «Diavolo, patologie e possessioni», pubblicato da Amen Edizioni e già in ristampa. Il quarto capitolo è firmato dal medico Devi Franzino, che da oltre quattro anni lo affianca durante le sedute. Franzino ha osservato oltre 2.400 esorcismi, applicando un metodo di tipo scientifico basato su osservazione, annotazione e verifica. «Mi è stato chiesto di valutare con strumenti clinici se quelle manifestazioni fossero compatibili con un disturbo psichiatrico – ha spiegato –. In tutti i casi, i sintomi insorgono all’inizio della preghiera e si risolvono alla fine. È un dato costante, statisticamente rilevante».
Devi Franzino fa parte dell’équipe medica della Pastorale Esorcistica, composta da sette medici specialisti e uno psicoterapeuta. Il loro compito è valutare ogni caso prima che l’eventuale terapia spirituale abbia inizio. Quando la medicina non riesce a fornire spiegazioni, si procede con l’esorcismo. «Alcuni pazienti manifestano reazioni fisiche violente, come vomito con materiali estranei, rigonfiamenti inspiegabili, conoscenze su fatti intimi delle persone presenti, uso di lingue antiche – è intervenuto Franzino –. Altri restano immobili o entrano in uno stato di trance, con sospensione della volontà e dell’intelligenza. Alcuni si scagliano contro gli esorcisti, altri parlano con voce diversa. E alla fine, dopo la preghiera, tornano alla normalità, come se nulla fosse successo».
Anche l’arcivescovo Corrado Lorefice, presente all’incontro con fra Pietro Arcoleo, esorcista e referente dell’Arcidiocesi di Palermo per la Pastorale Esorcistica, e con il vicesindaco Giampiero Cannella, ha voluto sottolineare l’importanza di una «collaborazione rispettosa tra mondi diversi, nella comune ricerca della verità». All’inizio dell’incontro è stato presentato per la prima volta l’inno del Servizio regionale per la Pastorale Esorcistica delle Chiese di Sicilia, intitolato «Salva me!» scritto dalla compositrice Teresa Nicoletti. Il brano, ispirato ai salmi e alle preghiere contenute nel Rito degli esorcismi, è stato eseguito per mezzosoprano, coro, organo, violino, due trombe, timpani e campane. «Ho tentato di esprimere con la musica, la forza dell’amore assoluto che sacrifica se stesso per salvare l’umanità – ha spiegato Teresa Nicoletti –. Le sonorità partono angosciose e vorticose, poi si trasformano in luminose e pregne di speranza: due vortici musicali, il primo che trascina nell’abisso delle tenebre, il secondo che eleva verso la luce, rappresentano i momenti del combattimento spirituale contro il maligno; prima la tribolazione, poi, all’invocazione “salva me!”, la liberazione».
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