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L’antimafia «sociale» che nasce in classe: il progetto «Giustizia e Umanità-Liberi di Scegliere» sbarca in Sicilia

Il coraggio di dire ciò che si pensa, la consapevolezza di essere persone libere. E, soprattutto, la capacità di distinguere il male dal bene, e la volontà di scegliere quest’ultimo. Sono i principi ispiratori del progetto Giustizia e umanità-Liberi di scegliere, rivolto ai giovani e presentato ieri mattina a Palermo, nel salone delle Bifore di Palazzo Sclafani, messo a disposizione dal Comando militare dell'Esercito in Sicilia. Il percorso educativo, ideato dall’associazione Biesse e ispirato all’operato del giudice minorile Roberto Di Bella, si è positivamente concretizzato in un protocollo d’intesa con l’assessorato all’istruzione e l’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia. Il progetto, partito nel 2019 a Reggio Calabria, sbarca così nell’Isola, sostenuto da Giornale di Sicilia, Gazzetta del Sud e Fondazione Bonino Pulejo, grazie all’impegno della Società Editrice Sud per i giovani.

Alla presentazione del progetto, organizzata da Ses e Fondazione Bonino Pulejo in sinergia con Biesse, Assessorato all’Istruzione e Usr, una vastissima presenza istituzionale, con autorità civili e militari e soprattutto loro, i protagonisti: studentesse e studenti di numerosi istituti siciliani, con docenti e dirigenti, in rappresentanza di tutta la comunità scolastica alla quale il progetto si rivolge. Dopo i saluti istituzionali del generale di brigata Francesco Principe, comandante militare dell’Esercito in Sicilia, che ha sottolineato la piena condivisione per i valori del progetto, l’intenso videomessaggio della sottosegretaria all'Interno Wanda Ferro, trattenuta a Roma da impegni istituzionali e da sempre vicina al progetto, che ha ricordato come esso sia al centro di un protocollo interministeriale: «Ai minori provenienti da contesti criminali mafiosi viene offerta un’alternativa di vita, e la possibilità di sviluppare le loro potenzialità. E le madri coraggiose vanno sostenute e non lasciate da sole» ha ribadito Ferro, ricordando il coinvolgimento delle prefetture e anche il raccordo con le realtà produttive dei territori. Un saluto in collegamento è arrivato anche da Flora Randazzo, presidente del tribunale per i minorenni di Palermo, che ha ribadito il valore rieducativo, e non meramente punitivo, della giustizia minorile, ringraziando i docenti per il loro impegno.

Intense le parole del giudice Roberto Di Bella, presidente del tribunale per i minorenni di Catania: «In venticinque anni mi sono trovato a processare prima i padri e poi i figli, tutti nella minore età – ha detto Di Bella -. Abbiamo avuto minori coinvolti a pieno titolo nelle faide locali, ragazzi che hanno assassinato anche rappresentanti delle forze dell'ordine. Ci siamo accorti però che la sola giustizia penale non era sufficiente per deviare le traiettorie dei percorsi di vita predestinati e allora abbiamo pensato di anticipare i livelli di intervento all'interno delle famiglie perché la cultura di mafia spesso si assorbe e si eredita nel contesto familiare o locale in cui si nasce». Spesso, quindi, la salvezza sta nel lasciare quel contesto o nel comprendere che non per forza lo si deve perpetuare. Alla presentazione del progetto sono intervenuti, tra gli altri, anche Bernardo Petralia, già capo del dipartimento Amministrazione penitenziaria, Ottavio Sferlazza, già procuratore capo della Procura di Palmi, la magistrata antimafia Teresa Principato e Tina Montinaro, presidente dell'associazione Quarto Savona Quindici.

Bruna Siviglia, presidente nazionale e fondatrice dell’associazione Biesse Bene Sociale, ha definito il progetto “rivoluzionario” perché mira ad educare i giovani al valore della libertà e della scelta consapevole, facendo vivere loro un percorso di legalità, giustizia e umanità, ricordando il concorso nazionale al quale aderiscono le scuole di tutta Italia con la consegna di borse di studio intitolate alle vittime innocenti delle mafie. «Abbiamo sostenuto il progetto sin dal suo avvio in Calabria - ha affermato Lino Morgante, presidente della Ses Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia e della FBP - e ora lo accompagniamo nel suo approdo in Sicilia partendo da Palermo, perché è un progetto che dà speranza, che cambia le vite e offre opportunità di svolta. I giovani sono il nostro futuro e noi siamo impegnati con loro tra informazione e formazione attraverso i giornali e la Fondazione Bonino Pulejo, da anni in prima linea proprio all’interno delle scuole».

L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Palermo, Rosi Pennino, ha guardato negli occhi i tanti giovani presenti: «Io sono nata e cresciuta allo Zen di Palermo - ha raccontato con la schiettezza di chi conosce bene i problemi dei quali cerca la soluzione - Questo protocollo è un'opportunità straordinaria, ci aiuterà a delineare uno scenario che vede narrare nuove identità e opportunità». Ha parlato ai giovani anche Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e condirettore della Tgr Rai: «Noi abbiamo la volontà e il dovere di divulgare e alimentare la memoria con la verità. Dobbiamo raccontarvi come è finita la vita di alcuni nostri colleghi giornalisti, uccisi perché hanno raccontato la verità», ha ribadito di fronte al pubblico tra cui sedeva anche Giulio Francese, figlio del cronista del Giornale di Sicilia Mario, assassinato nel 1979.

Nel protocollo c’è la firma di Girolamo Turano, assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione, che ha apprezzato l’idea e l’ha inserita tra le strategie concrete d’impegno del governo regionale. «Ad ottobre - ha poi annunciato - manderemo a tutte le scuole delle periferie e dei quartieri più fragili, una circolare che informerà su attività e servizi mirati alle scuole per combattere la dispersione scolastica e dare pari opportunità a tutti, anche a coloro che vivono nei luoghi più degradati. Ci prendiamo questo impegno». Marco Anello, direttore generale vicario dell’Usr, ha ricordato l’impegno dell’ex direttore Giuseppe Pierro - che ha fortemente sostenuto il protocollo firmandolo prima di intraprendere il nuovo incarico al Mim - e ha ribadito la necessità di un'azione coordinata e sinergica anche con il terzo settore. Di grande valore l’intervento del sindaco Roberto Lagalla, che non è voluto mancare pur se in una mattina densa d’impegni istituzionali nel capoluogo, apprezzando la scelta organizzativa di rilanciare l’iniziativa proprio a Palermo: «Occorrono interventi che incidono sulla sfera educativa e della prevenzione, soprattutto in quelle aree dove il disagio economico-sociale si registra con maggiore enfasi e a questo dobbiamo lavorare tutti insieme».

Grandissimo l’interesse da parte delle scuole presenti, che già hanno avviato i contatti per l’organizzazione di incontri formativi sull’educazione alla legalità, così come previsto dal protocollo Regione-Usr-Biesse: info e richieste alla mail [email protected].

Nella foto da sinistra Di Bella, Morgante, Turano, Anello e Siviglia

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