Palermo

Martedì 24 Settembre 2024

Palermo: il difficile ricordo di Lia Pipitone, la ragazza uccisa per essersi ribellata al padre mafioso

A Palermo rimosso il cartello in via Papa Sergio I numero 61, in ricordo di Lia Pipitone, figlia del boss dell'Acquasanta Antonino, uccisa il 23 settembre 1983, all'età di 25 anni, dai mafiosi Vincenzo Galatolo e Antonio Madonia. Era un cartello provvisorio in attesa di una targa definitiva. Dopo sei mesi quest'ultima non c’è ancora e non c’è più nemmeno il cartello sistemato lo scorso marzo. L'omicidio maturò in ossequio alle regole ferree imposte dalla subcultura patriarcale mafiosa, dalla quale Lia aveva voluto affrancarsi. Il coordinamento di Libera Palermo, nel giorno del 41° anniversario dell’uccisione della giovane palermitana, torna sul luogo del delitto per attaccarne un altro. Se l’autorizzazione non arriva dal proprietario dell’immobile, Libera chiede al Comune allora di sistemare una pietra sul marciapiede in memoria della ragazza vittima della mafia. Oggi, dopo sei mesi, dal Comune arriva il via libera: verrà sistemata una pietra di inciampo. «Una piccola battaglia è stata vinta – spiega Clara Triolo, della segreteria provinciale di Libera – perché nel maggio di quest’anno la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’impedimento fino al quarto grado per il riconoscimento dello status di vittima innocente di mafia di Lia Pipitone. Questo è solo un primo passo, poi dovrà pensarci la politica. Nel frattempo però la targa temporanea in memoria di Lia Pipitone è stata rimossa. Abbiamo chiesto autorizzazione al Comune per una pietra di inciampo che restituisca definitivamente la memoria in questo quartiere. Tuttavia da sei mesi a questa parte non abbiamo ancora ricevuto risposta». Tra i partecipanti alla commemorazione c’è anche l’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che sottolinea la presenza di tanta gente, in particolare giovani. «È la conferma – dice Orlando - che la città non vuole dimenticare e va alla ricerca della verità, che spesso non si raggiunge come si vorrebbe. Restano il conforto e il desiderio di rivendicare la verità storica, che ricorda una giovane che è stata uccisa perché voleva vivere libera come una persona in un Paese normale. Questo le è stato impedito in un tempo nel quale a Palermo la mafia non solo c’era, ma governava l’amministrazione comunale e la testa delle persone». L’amarezza più grande è quella di Alessio Cordaro, il figlio di Lia Pipitone. «È stato asportato il cartello che abbiamo messo a marzo e questo è un chiaro segnale che esistono ancora omertà e paura. Mi auguro che il Comune sciolga il silenzio e ascolti la nostra richiesta. Credo che l’affissione di una targa sia un motivo di orgoglio sia per chi abita, sia per chi ha un’attività commerciale in questo luogo». A sostenere la causa in Comune e a farsi portavoce di Libera è il consigliere comunale Mariangela Di Gangi, che definisce «legittima, ma anacronistica e fortemente pericolosa la mancata autorizzazione dei proprietari delle mura all’affissione della targa. È gravissimo però - continua l'esponente politico dell'opposizione in Consiglio – che l’amministrazione comunale non abbia scelto di dare un segnale forte e chiaro, apponendo una pietra per fare memoria su questa strada. Consegna in questo modo alla città una pericolosa tendenza, che è quella di cancellare il ricordo delle vittime della mafia. Palermo non se lo può permettere». Il segnale invocato da Mariangela Di Gangi arriva oggi per bocca dell’assessore comunale alla Cultura e alla Toponomastica, Giampiero Cannella, che è anche vicesindaco. «È intendimento e volontà di questa amministrazione - dichiara al Giornale di Sicilia - apporre la pietra in memoria di Lia Pipitone. È in corso l'iter burocratico. La pietra che ricorda la giovane uccisa ci sarà». Non vengono indicati i tempi, ma Libera non dimenticherà di certo di verificare. E nemmeno il Giornale di Sicilia. Nel video parlano Clara Triolo, della segreteria provinciale di Libera, Leoluca Orlando, ex sindaco ed eurodeputato, Alessio Cordaro, figlio di Lia Pipitone, e Mariangela Di Gangi, consigliere comunale

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